Rischio natalità zero. E’ sempre più record negativo per le nascite in Italia nel 2022, il calo è dell’1,7% rispetto all’anno precedente.
La tendenza sembra proseguire anche nel 2023: nel primo semestre di quest’anno si è registrata una riduzione dell’1,9%, (circa 3.500 nascite in meno).
Istat e bambini
I dati provengono dall’ultimo censimento Istat sulla natalità: il calo delle nascite è ormai sistemico e prosegue ininterrottamente da 15 anni. Dopo un massimo (registrato nel 2008) di 576.659 nascite, il numero di nuovi nati è andato sistematicamente calando, fino a raggiungere il minimo storico del 2023: rispetto al 2008, oggi si rilevano oltre 183mila nascite in meno (-31,8%).
Questo dato inquietante è l’effetto combinato di diversi fattori: in parte è causato dai mutamenti della popolazione femminile in età feconda; in altra part si riduce il numero di figli per coppia; nel 2022 le donne residenti in Italia tra i 15 e i 49 anni avevano una media di 1,24 figli (in lieve calo rispetto all’anno precedente, 1,25), in linea con il trend decrescente in atto a partire dal 2010, anno in cui si registrò il massimo relativo di figli per donna (1,44).
Stranieri in calo
In netto calo, o comunque in via di esaurimento, anche il contributo in termini di natalità della popolazione di origine straniera: all’inizio degli anni Duemila, le donne straniere contribuivano in maniera preponderante all’aumento delle nascite, innalzando notevolmente l’indice di fecondità femminile di periodo. Per l’Istat “tale apporto negli ultimi dieci anni ha decisamente perso, in termini di efficacia”.
Il nuovo rapporto fotografa poi nuove tendenze: ad esempio, l’aumento della quota di primi figli sul totale delle nascite: nel 2022 quasi un nato su due è primogenito; il fenomeno, per l’Istat, “si deve al recupero dei progetti riproduttivi rinviati dalle coppie a causa della pandemia da Covid-19“.
Effetti a lungo termine
Il calo ponderale e sistematico delle nascite avrà un impatto a lungo termine, sia sulla società che sui conti italiani: da tempo si lancia l’allarme sulle pensioni del futuro, che un ristagno (o peggio) della natalità mette decisamente a rischio. Non si dimentichi che la popolazione italiana è poi tra le più “vecchie” in Europa, tra le più longeve al mondo: natalità al lumicino, più longevità massima si traducono in una potenziale bomba economica e statistica.
Non serve però l’ennesimo rapporto Istat, per certificare la crisi di sistema: il nostro welfare state è già al collasso; l’ulteriore passo in avanti verso la denatalità potrebbe anche essere il primo (ed ultimo) verso il baratro, con “l’italianità” ormai soltanto un lontano ricordo.