Scelta storica, incredibile e sotto alcuni aspetti davvero assurda quella per i mondiali di calcio del 2030. La competizione, infatti, vedrà partite disputate in tre continenti diversi.
Una volta i mondiali di calcio venivano identificati con il nome della nazione che li ospitava. Rimanevano nella storia, così, Italia 90, Messico 86, Spagna 82.
L’anno dei mondiali portava lustro e benefici alla nazione ospitante. La nazionale di calcio favorita perché giocava in casa. L’occasione per stadi nuovi e poi il ritorno economico.
Tre continenti diversi e sei Paesi per i Mondiali di calcio del 2030
Il calcio e, soprattutto, il mondo che vi ruota intorno è cambiato. Divenuto sempre di più uno spettacolo in grado di macinare soldi, con l’ingresso di fondi che acquistano squadre come se acquistassero una multinazionale con il solo intento dei profitti e così via. L’epoca dei presidenti tifosi e del calcio come sport di tutti va man mano scomparendo. Non si tratta di semplice nostalgia ma, bensì, di fare i conti con la realtà dinanzi al gioco più amato del mondo che, forse, sta diventando davvero altro.
Per i mondiali di calcio del 2030, infatti, il Consiglio della Fifa ha annunciato che si svolgeranno in tre continenti diversi ed in sei Paesi. Certo il 2030 sarà il centenario della coppa del mondo, nel 1930, infatti, in Urugay si svolse la prima edizione. Ma chissà se basta questo a giustificare una scelta del genere o se invece, come ultimamente accade sempre di più, non siano opportunità di marketing legate comunque al profitto.
Non bisogna, del resto, andare lontano. La finale di Super coppa Italia non viene di certo giocata in Italia. Le squadre non fanno più i ritiri precampionato ma fanno delle tourneè, degli show nel tentativo di ampliare il proprio marchio e conquistare nuovi mercati.
Il 2030 anno del centenario nell’ottica di un calcio inclusivo che unisce
Ed ecco che nel 2030 i Mondiali di calcio si terranno in Marocco, Spagna, Portogallo con tre partite da disputarsi in Sud America in Uruguay, Paraguay, Argentina. Questo è quanto stabilito dall’accordo tra le confederazioni europea, africana e sudamericana.
Sarà, forse, che i tempi cambiano e questa è solo la conseguente evoluzione di un mondo, quello del calcio, capace di adeguarsi al proprio tempo. Le dichiarazioni del Presidente della Fifa, Gianni Infantino, infatti spiegano questa scelta in modo molto più appropriato e sensato. Infantino parla di un mondo sempre più diviso nel quale, però, Fifa e calcio si uniscono.
Per la Fifa, insomma, il messaggio è chiaro è: di pace, di tolleranza ed inclusione. Messaggi questi che, sicuramente, hanno tutto il nostro appoggio e dei quali nel mondo c’è sempre bisogno. Resta, però, da chiedersi chi canterà di queste notti magiche nel 2030, chi sentirà questi mondiali come propri, come le generazioni future dovranno chiamare i mondiali divenuti continentali.