La peste suina africana sta dilagando, gli abbattimenti si intensificano così come le proteste. Tutti gli aggiornamenti.
Già abbattuti in Lombardia 33 mila maiali. Le proteste non si placano. Coinvolta anche una giovanissima influencer.
Le ultime novità
L’ultima novità in ordine di tempo è l’arresto con presunte percosse di Maria Sofia Federico, giovane personaggio pubblico che si è unita alla protesta atta a difendere i maiali del “Progetto Cuori Liberi”. I maiali ospiti di questo rifugio già scampati a maltrattamenti e macellazione, purtroppo, sono stati abbattuti lo stesso tra le urla e le proteste dei giovani attivisti che sono stati anche respinti dalla Polizia che è intervenuta in tenuta antisommossa. Ma questo è solo l’ultimo degli episodi legati alla nuova emergenza peste suina africana.
Cos’è la peste suina
Iniziamo subito col dire che la peste suina non è pericolosa per l’uomo. Può esserlo però per molti animali. E’ un virus insidioso perché gli uomini possono esserne portatori e trasmetterla ad altri animali. Ed è pericolosissimo perché l’organismo colpito non riesce a produrre anticorpi neutralizzanti. Per questo motivo, nonostante questa malattia sia stata scoperta nel lontano 1921, ad oggi ancora non si è riusciti a creare un vaccino. Dunque il solo modo per contenere i danni ed evitare la diffusione è abbattere i capi infetti e tutti i capi portatori sani. E’ una barbarie? Sicuramente. Esistono altri modi? Purtroppo no ed il perché lo abbiamo appena spiegato. Non esiste cura, non può ancora esistere vaccino e, spiace scriverlo ma è vero, il maiale (specie quello destinato alla macellazione) va valutato anche in termini economici. La Lombardia ha già visto volatilizzarsi diversi milioni di euro a causa degli abbattimenti. L’industria della trasformazione delle carni di suino rischia seriamente il disastro. E ricordiamo che dietro i grandi capannoni industriali e dietro ai processi di allevamento, macellazione, trasformazione, trasporto e vendita della carne ci sono centinaia di famiglie che rischiano di perdere tutto se la situazione non dovesse tornare alla normalità.
Dibattito infinito
Certamente la nuova ondata di peste riaccende i riflettori su un dibattito che, in realtà, non si è mai sopito: la questione allevamenti intensivi. Perché, senza girarci intorno, tutto parte da questo: è l’ammassamento di animali a generare e a favorire il diffondersi delle malattie. Ci fossero meno allevamenti, ci sarebbero sicuramente meno malattie. Inoltre, e questi sono dati oggettivi, l’allevamento intensivo dei maiali è una delle attività più inquinanti al mondo (prova ne sono l’aumento pauroso di insorgenza di tumori negli abitanti delle province lombarde e l’inquinamento pauroso delle acque. C’è chi riferisce che dai propri rubinetti ormai esca melma e non più acqua).
Ma dall’altra parte abbiamo allevatori, macellai, addetti alla trasformazione delle carni, trasportatori, distributori che fanno notare che non si può dismettere tutto dall’oggi al domani e che l’industria alimentare ha fortemente bisogno di carne suina. Insomma è il classico cane che si morde la coda. Un problema che va sicuramente risolto ma ancora nessuno sa bene come.