La Russia chiude i rubinetti, da giovedì il governo di Mosca ha introdotto un divieto all’esportazione di benzina e diesel. Allarme prezzi in tutta Europa.
Sarebbe questa l’ultima misura adottata dal governo di Putin per fare pressione sull’Occidente, nel disperato tentativo di indurlo a eliminare alcune sanzioni.
Secondo quanto affermato da Vladimir Putin il blocco delle esportazioni sarebbe una misura interna atta a stabilizzare i prezzi del carburante in Russia. La verità, però, è diversa.
La Russia chiude i rubinetti ed in Europa i prezzi schizzano alle stelle durante la notte
Il fronte della guerra russo-ucraino è più attivo che mai. Una guerra divenuta, oramai, lunga e fastidiosa, oltre che orribile ed inutile come tutte le guerre. Non si tratta, però, solamente di missili e carrarmati come quelli che ci vengono raccontati in tv. Le guerre hanno armi diverse da quelle che siamo portati a credere.
Una guerra come quella tra Russia e Ucraina, con quasi tutto il mondo occidentale schierato anche attivamente in supporto di quest’ultima, non è la semplice guerra tra aggressore e aggredito. Il controllo del gas, dell’energia e tutto quanto ciò che consegue, fa sicuramente parte di tutta la guerra, quella in superfice, che ci viene raccontata in tv. Tutte le guerre si fanno e si sono fatte sempre per fini economici. Questa che vede come teatro l’ex Unione Sovietica, forse, la si combatte per degli interessi che non sono legati solo alle due nazioni in campo.
Alle tante sanzioni che l’Europa, l’occidente, ha posto in essere nei confronti della Russia per convincerla a trattare la pace, come facilmente intuibile Putin sta rispondendo con altre tante “sanzioni” seppur nascoste, mascherate da interventi di manutenzione o di decisioni interne che nulla hanno a che vedere con la guerra.
Per ultima proprio quella del divieto di esportazione di benzina e diesel. Non c’è bisogno di essere un automobilista per sapere quanto il prezzo dei carburanti sia arrivato alle stelle. Non c’è neanche bisogno di essere un economista per intuire quanto l’aumento del carburante, un ulteriore aumento del carburante, andrà ad incidere sui prezzi dell’energia e di tutti i prodotti di consumo andando così, ancora una volta a dare una spinta all’inflazione.
Chi paga il prezzo delle sanzioni e di una guerra che non è solo sul campo di battaglia
Per un divieto entrato in vigore solamente giovedì, infatti, la misura adottata dal Governo di Mosca, ha avuto già il suo primo impatto in tutta Europa con il prezzo del gasolio aumentato del 5%. Si parla di mille euro a tonnellata. Il divieto, al quale tra l’altro Putin non ha messo nessuna data di scadenza, rendendolo ancora più allarmante, è per così dire parziale. La possibilità di esportare benzina e diesel, infatti, è prevista solo per alcuni paesi, naturalmente parliamo dell’Unione economica euroasiatica. Bielorussia, Armenia, Kazakistan ed altri paesi che appartenevano all’Unione Sovietica saranno esentati da questo divieto.
E’ chiaro dunque che la misura messa in piedi dalla Russia è qualcosa che parla all’Occidente. Un modo per rispondere alle sanzioni che sono state emesse nei suoi confronti e sulle quali la Russia vuole esercitare tutto il suo peso per farle rientrare.
Oggi visto anche il prezzo del petrolio che torna a salire, invertendo la tendenza degli ultimi mesi, possiamo dire che, forse, la misura di Mosca qualche preoccupazione in più all’Europa la sta sicuramente alimentando.
La Russia è il secondo esportatore al mondo di gasolio e uno dei principali produttori di petrolio. L’Europa, forse, aveva fatto i conti senza oste tra le sanzioni contro la Russia vi è, infatti, quella di non acquistare petrolio e altri carburanti per andare ad incidere sull’economia del Cremlino. La crisi energetica, l’aumento dei prezzi, i carburanti alle stelle, sono frutto di queste scelte operate nel tentativo di fermare Mosca.
Il paradosso è che con la Russia chiude i rubinetti (che nel frattempo ha aumentato le sue forniture nei confronti di Paesi come Cina ed India), a subire il peso di queste sanzioni con tutto ciò che ne deriva e ne sta derivando, purtroppo, potrebbero non essere il Cremlino, Putin e l’esercito russo ma bensì i poveri, ignari, innocenti cittadini russi o meno che siano.