Avere un aiuto nella gestione della casa e della vita familiare è bellissimo ma ci vogliono delle regole. E la Cassazione ce lo ha ricordato qualche giorno fa.
Essere in regola con pagamenti e contributi è importante ma ci sono anche cose altrettanto importanti delle quali bisogna ricordarsi.
Colf: in Italia ne siamo dipendenti
920mila. Tanti sono, dati INPS, i lavoratori domestici. Dati che, ovviamente, non tengono conto di quanti svolgono questa attività in nero per cui la cifra è, quanto meno, da raddoppiare. Insomma quasi due milioni di persone quotidianamente aiutano altre persone nella gestione della casa e delle incombenze familiari. In moltissimi casi colf e personale addetto alle pulizie rappresentano le colonne portanti delle famiglie presso le quali lavorano.
Per questo motivo è fondamentale dare loro il giusto trattamento economico e farli lavorare in condizioni di estrema sicurezza. Anche perché, il mancato rispetto delle regole può costare caro.
Lavorare in sicurezza
Oltre agli adempimenti fiscali è infatti fondamentale mettere il lavoratore in condizione di lavorare in assoluta sicurezza. E ciò non solo per evitare seri incidenti ma anche per evitare di essere portati in giudizio. Recentemente, infatti, la Cassazione ha ribaltato due precedenti sentenze e stabilito che se la colf si fa male svolgendo le sue mansioni il datore di lavoro ha l’obbligo di dimostrare di aver messo in atto tutte le misure cautelari necessarie per evitare il danno.
Spieghiamo meglio: una colf ha portato recentemente in causa il proprio datore di lavoro. La motivazione è la seguente: mentre stava pulendo delle tende in piedi su una scala la colf è caduta dalla suddetta scala ferendosi. Ha quindi portato in giudizio il suo datore di lavoro. Le prime due sentenze, però, davano ragione al datore di lavoro: la scala era stata posta su un tappeto (causa dell’incidente) che la colf avrebbe dovuto spostare ed inoltre, in genere, per la pulizia delle tende in genere la donna si faceva aiutare proprio dal datore di lavoro che, al momento dell’incidente, era assente. Le sentenze di primo e secondo grado sostengono che nessuno avesse dato l’ordine alla colf di agire da sola e che quindi la responsabilità era da attribuirsi proprio alla lavoratrice.
Ma, come anticipato, la Cassazione ha ribaltato la situazione. In base all’articolo 1374 del Codice Civile la Corte ha stabilito che è il datore di lavoro ad essere in torto. Nei rapporti di lavoro il datore si pone come “debitore di sicurezza” e deve dunque predisporre tutti gli accorgimenti atti ad evitare incidenti. Non solo. E’ il datore e non il prestatore d’opera ad avere l’onere di dimostrare di aver messo in atto tutti i dispositivi di sicurezza cosa che, nel caso di specie, non si è riusciti a fare.