‘Ndrangheta Maria uccisa e fatta sparire | La fine del cadavere è da horror

Una storia agghiacciante, dal profondo Sud del Belpaese. In terra di ‘ndrangheta, Maria Chindamo era un’imprenditrice coraggiosa, che non si arrendeva alla malavita: scomparve nel 2016, all’età di 42 anni.

'Ndrangheta

Era il 6 maggio del 2016, per la precisione: da allora non se ne seppe più nulla: adesso un pentito ha delineato i contorni dell’orripilante vicenda. Maria fu uccisa a Vibo Valentia, smembrata ed i suoi poveri resti furono dati in pasto ai maiali.

L’inchiesta

Dettagli raccapriccianti, al limite dell’orrore, emersi dall’inchiesta “Maestrale-Carthago”, condotta dalla Distrettuale Antimafia di Catanzaro, con sfilze di arresti (oltre 80 persone poste in arresto o fermo) da parte dei carabinieri del Comando Provinciale di Vibo Valentia. Ma chi ha ucciso la povera Maria? Ad uccidere la Chindamo sarebbe stato, secondo le rivelazioni di alcuni collaboratori di giustizia, giudicate attendibili dalla magistratura, il killer Salvatore Ascone, posto in arresto proprio nel blitz dei militari.      E’ emerso, in particolare, che la donna fu fatta sparire in modo così orribilmente cruento per una relazione di natura sentimentale, invisa ai boss del territorio: la 42enne aveva difatti intrapreso una nuova storia d’amore dopo la morte del marito, Vincenzo Puntoriero, avvenuta nel 2015.

‘Ndrangheta assassina

Il killer, Ascone, avrebbe commesso l’omicidio insieme ad altre due persone, una delle quali era all’epoca addirittura minorenne; l’altro complice è deceduto nelle more dell’inchiesta. Maria Chindamo aveva dimostrato più volte di voler tenere testa alle intimidazioni malavitose: pare infatti che avesse ricevuto minacce, intimidazioni, avvertimenti, per liberare alcuni terreni agricoli di proprietà del marito, acquisiti in eredità dopo la morte di questi, e che interessavano le cosche ‘ndranghetiste del vibonese, in particolare il clan Mancuso. Da qui la decisione di eliminare la donna, ormai divenuta una spina nel fianco: una ferocia inaudita, con lo fregio finale dei poveri resti dati in pasto alle bestie.

Indagini della D.D.A. in Calabria – Photo web source

La Cooperativa

“Tutta la comunità di Goel-Gruppo Cooperativo si stringe attorno ai figli di Maria Chindamo e alla sua famiglia. La tanto agognata verità sta finalmente prendendo forma, ma ha il sapore amaro e doloroso della disumanità” . E’ l’incipit di una nota della società cooperativa che gestisce i terreni di Maria e della sua famiglia: il grottesco della vicenda (ahinoi come le tante, in terra di mafie) consiste nel fatto che gli appartenenti alle cosche, i cosiddetti “uomini d’onore” usano espressioni di tale caratura per descriversi e riconoscersi tra loro.

Ma dov’è l’onore in tutto questo?”,  continuano dalla Goel, “nel rapire e trucidare una donna, un’imprenditrice e una mamma come Maria? Che onore c’è in tutto quello che le è stato inflitto e che ci ripugna anche solo menzionare? “. Non c’è onore, al massimo in una dose eccessiva, sempiterna ed oscena, di puro orrore.

Gestione cookie