Sotomayor, ovvero il più grande saltatore in alto di tutti i tempi. E’ il “G.O.A.T.” (Great All The Times), per dirla all’americana.
Oro alle Olimpiadi, due medaglie iridate ai mondiali all’aperto, quattro ori ai mondiali indoor, tre ori ai Giochi Panamericani, dominatore della specialità dalla fine degli anni ’80 fino all’inizio dei Duemila.
Il volo eterno
Trent’anni di volo. Il 27 luglio 1993, il colosso cubano realizzò a Salamanca un’ impresa spaziale, decollando a 2,45 metri d’altezza: un record che resiste imperterrito, imbattuto ancora oggi; e son decisamente pochi gli atleti d’elite, che possono fregiarsi di esser ancora recordman dopo trenta lunghi anni. Evento raro, non impossibile per uno come Sotomayor, amico personale di Fidel, amico di Maradona, amico delle nuvole, da carezzare lassù, ad ogni salto da canguro alato. Nel 2013 e 2014 l’ucraino Bondarenko ci andò vicino, ad infrangere il record; e poi ci provò il qatariota Barshim, nel 2018: non ci riuscirono, si fermarono un attimo prima, ad un passo dal cielo.
Barshim, poi. Condivise il podio con l’italiano Tamberi alle Olimpiadi di Tokyo, nel 2020. Sotomayor commentò: “Rispetto a quando saltavo io, loro hanno potuto decidere se continuare o meno con lo spareggio e hanno deciso di condividere l’oro. Io l’avrei fatto, comunque”.
Infortuni e medaglie
Tra il 1987 e il 1991 soffrì molto, Sotomayor: in media due infortuni all’anno, diversi interventi chirurgici, tutti alla gamba sinistra, quella dello stacco. Lo scotto da pagare, per risultati di alto livello: lo stress fisico, ma anche mentale, cui sono sottoposti i grandi atleti può portare facilmente a questi problemi; giocare col fuoco, col limite, comporta rischi, sacrifici e pezzi di te che saltano via.
Il salto in alto cambiò il giorno che l’americano Fosbury decise di dare le spalle al destino, rivoluzionando la tecnica: la leggenda stelle e strisce, ahinoi, ci ha lasciato quest’anno. “Se non fosse stato per lui a quest’ora non avrei potuto essere un primatista mondiale. Sarebbe stato impossibile saltare 2,45 metri con lo stile ventrale”.
Fidel e Dieguito
Amico personale di personaggi immensi e controversi, Sotomayor ricorda il Lidèr Maximo con un sorriso malinconico: “Castro ha aiutato molto il nostro sport e i migliori risultati li abbiamo avuti in quel periodo. Non so esattamente quante medaglie olimpiche abbia vinto lo sport cubano, ma Fidel era una persona che motivava molto gli atleti”.
E Maradona? El Pibe de oro andò a curarsi a Cuba, era ad un passo dal decollo, visto il peso d’allora: con Soto diventarono subito amici, perchè tra grandi campioni ci si capisce al primo sguardo: “Siamo diventati amici, tanto è vero che mi ha invitato alla sua festa di addio al calcio. Gli avevo anche regalato un paio di scarpe di uno dei miei cinque record del mondo”. D10s ormai è volato via, mentre il salto del cubano è ancora qui: imbattuto record a sfidare l’uomo e la sua gravità, ad un passo appena dalle nuvole.
Riviviamo nel video quell’emozione