Non si fermano gli scontri nei Balcani: nuovi focolai di rivolta nel nord del Kosovo.
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La crisi è iniziata ad aprile, con le votazioni per eleggere i sindaci di alcuni comuni a Nord del Kosovo, elezioni boicottate da cittadini serbi residenti sul territorio.
Le avvisaglie
In Kosovo sono serbe circa 120 mila persone su 1,8 milioni abitanti: in piazza sono scesi oltre 50mila serbi, per bloccare le lezioni dei sindaci (di origine albanese), legittimamente eletti nei comuni interessati. Invero non una fiammata improvvisa, c’erano avvisaglie da ben due anni: la cosiddetta “crisi delle targhe” ha difatti inasprito le relazioni tra le due etnie (le autorità di Pristina hanno vietato la circolazione delle auto a targa serba, dovendo, i residenti, montarne una seconda kosovara per circolare nei territori), fino all’escalation di violenza di questi giorni. Si sono registrati poi numerosi tentativi di rivolta, con spari sulle forze NATO impegnate lungo i confini dei due paesi.
Il caso
Tra febbraio e marzo si sono avuti numerosi incontri per cercare un compromesso, sotto la guida della bandiera dell’ Unione Europea: purtroppo, dal possibile accordo su carta si è passati alle vie di fatto nel giro di poche settimane. Gli estremisti serbi, filo-putiniani, hanno dunque attaccato la cittadina di Zvecan, a poca distanza dal confine serbo: durante le cariche di piazza sono state ferite numerose persone, e tra loro 34 soldati della Kfor, la Forza NATO di interposizione, della quale fanno parte anche 14 alpini italiani, che hanno provato ad intervenire per sedare la rivolta.
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Italiani feriti
Tre alpini del reggimento “L’Aquila” sono stati trasportati in elicottero militare verso l’ospedale da campo Kfor a Pristina, le condizioni sono serie ma non dovrebbero essere in pericolo di vita, con diverse escoriazioni e fratture multiple. I soldati italiani da fine gennaio hanno il comando della missione NATO: tra i loro compiti, quello di prevenire proprio gli scontri e le violenze tra serbi e kosovari di etnia albanese. Coinvolta anche la polizia kosovara, presente sul posto con le unità speciali Rosu, che i serbi considerano alla stregua di “agenti provocatori”: il bilancio è stato di 53 feriti, più un manifestante in pericolo di vita.
Il Ministro della Difesa, Guido Crosetto segue da vicino l’evolversi degli eventi: “E’ di vitale importanza mitigare le tensioni e scongiurare ogni possibile escalation tra le parti”, ha dichiarato in una nota ufficiale del Ministero. I Balcani tornano così ad essere una vera e propria polveriera: e sovente basta una miccia, pur piccolissima, per far divampare un incendio.