Morto il grande scrittore inglese: si è spento così

Il mondo della letteratura piange Martin Amis, scomparso a 73 anni in Florida per un cancro all’esofago.

Martin Amis
Martin Amis – Photo web source

Era nato ad Oxford nel ’49, grande polemista, fuori da ogni schema, intellettuale che non amava inscatolarsi, rimanere prigioniero dei clichè.

Martin Amis, spirito British

Con la sua prosa controllata, stilosa e divagante, Amis ridefinì tutta la letteratura britannica a cavallo degli anni Ottanta e Novanta, nume tutelare di un’intera generazione di scrittori inglesi, quali Zadie Smith, Chrstopher Hitchens e Will Self Martin. Amis  è stato uno scrittore prolifico, nella sua opera sublimava l’esperienza: uno dei suoi ultimi romanzi “La storia dentro” è difatti quasi una autobiografia romanzata, fluviale seduta di coscienza inchiostrata, memoriale di vita, persone (vere e d’invenzione), in cui riallacciava i fili scoperti della sua vita di scrittore (peraltro già raccontata in uno dei libri più famosi ed amati, “Esperienza”, in cui dialogava col fantasma letterario del padre Kingsley, anch’egli scrittore).

Romanzi per una vita

Numi tutelari Bellow e Nabokov; amici d’una vita Ian McEwan e Salman Rushdie, come Amis legati al mondo universitario di Oxford: inserito dal «Time» tra gli intellettuali più influenti del secondo Dopoguerra, lo scrittore britannico è stato uno studioso attento dei fenomeni novecenteschi, scrivendo tomi su Hitler e Stalin: “Con quei due ho passato circa otto anni, scrivendone, ma di sicuro non c’è modo di sfuggirne, per come la vedo”.

Nelle sue opere ha messo sulla graticola gli eccessi e le storture della nostra società, fondata sul mito d’un capitalismo avvitato su sé stesso: e basti pensare al bellissimo Money in cui, descrivendo con accenti satirici e grotteschi l’ambiente delle produzioni cinematografiche, tra Londra e New York, con divi egoisti, produttori arrivisti, starlette senza scrupoli, metteva alla berlina il paludato mondo del cinema.

Polemiche e disincanto

Polemista e provocatorio, Amis è stato un intellettuale acclamato e discusso, creando scompiglio nella letteratura con le sue invettive contro l’Islam post 11 settembre, affermando che per arrestare il terrore stragista, i musulmani avrebbero dovuto “soffrire e rimettere ordine all’ interno della loro comunità”. Poco amato anche dalle femministe, definite come “anacronistiche”, criticò più volte la rivoluzione sessuale e da ultimo si era scagliato anche contro la vecchiaia, proponendo in maniera provocatoria una “eutanasia legalizzata” per chi ha più di settant’anni.

Martin Amis
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“Sono spesso accusato di concentrarmi sul lato repellente della vita“, era solito dire: ma del resto l’esistenza è sovente un misto di sangue e sudore, intervallati da sprazzi mutevoli di passabile felicità. La verità, come spesso accade, la si può trovare solo tra le pagine di un buon libro. E Martin Amis ben lo sapeva.

 

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