Proprio oggi un altro record è stato stabilito in cima al Tetto del Mondo: ma cosa nasconde l’Everest? C’è purtroppo un dramma che resta ancora irrisolto.
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L’Everest ha ispirato da sempre scalatori da tutto il mondo nel vincere i limiti estremi che impone l’altezza della sua vetta, di oltre 8000 metri. Degni di nota sono il 46enne scalatore Pasang Dawa Sherpa, che ha raggiunto la vetta per la 26^ volta la scorsa domenica, e la guida alpina britannica Kenton Cool, che ha esteso il suo record personale per il maggior numero di salite di un non nepalese, scalando l’Everest per la 17^ volta mercoledì scorso.
Everest: Kami Rita Sherpa supera il record finora stabilito
Il record assoluto però arriva da Kami Rita Sherpa, alpinista nepalese che oggi, 17 maggio, ha scalato per la 27^ volta la cima dell’Everest e reclamando il primato come il più grande numero di vette conquistate sulla montagna più alta del mondo.
Il suo organizzatore di spedizioni, Mingma Sherpa di Seven Summit Treks, conferma il successo della scalata, affermando che Kami Rita ha guidato un alpinista vietnamita verso la vetta. Nel 2018, Kami Rita aveva stabilito il suo primo record con la ventiduesima scalata dell’Everest.
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Kami Rita Sherpa è diventato una figura iconica con più di due decenni di esperienza come guida. Ha scalato per la prima volta l’Everest nel 1994, quando lavorava per una spedizione commerciale, e da allora ha affrontato la montagna quasi ogni anno. Spesso è stato il capo della squadra che pone le corde per aprire la strada verso la cima.
Riflettendo sul suo straordinario traguardo, Kami Rita afferma che i suoi numeri non sono stati raggiunti con l’intenzione di stabilire record, ma come parte del suo lavoro di guida. Nato nel 1970 a Thame, un villaggio dell’Himalaya, Kami Rita è conosciuto come “l’uomo dell’Everest“. Il Nepal, che ospita otto delle dieci vette più alte del mondo, attrae centinaia di avventurieri ogni primavera per scalare l’Everest.
Il dramma nascosto dell’Everest
Tuttavia, l’Everest non è solo una sfida di record e conquiste, ma anche un luogo che custodisce il triste ricordo di coloro che hanno perso la vita. Circa 300 alpinisti sono morti sull’Everest, e i resti della maggior parte di loro sono ancora presenti sulla montagna, coperti da neve e ghiaccio. Questi corpi, seppur in modo inquietante, spesso aiutano gli alpinisti a seguire il percorso e a orientarsi verso la vetta.
Il recupero dei corpi rappresenta una sfida per le autorità governative e le associazioni sia sul versante cinese che su quello nepalese. Le operazioni di recupero sono complesse e costose, con un costo che può variare tra 40.000 e 80.000 dollari, a seconda dell’altitudine e del punto in cui si trovano i corpi. Inoltre, il trasporto di un corpo senza vita richiede una squadra di almeno otto sherpa, considerando che un corpo ghiacciato può pesare fino a 150 chili nonostante il suo peso originale sia di soli 80 chili.
Alcuni corpi rimasti sulla montagna più alta del mondo dal 1920
I corpi degli alpinisti defunti rimangono sulla montagna per lungo tempo, alcuni risalgono addirittura agli anni ’20 del Novecento, quando le prime spedizioni cercavano di raggiungere la vetta dell’Everest. Tuttavia, la maggior parte dei corpi risale agli anni ’80, quando il monte cominciò ad attirare un numero sempre maggiore di turisti avventurosi. I corpi degli sherpa e degli alpinisti si trovano disseminati ovunque: nei crepacci, sepolti sotto valanghe e visibili lungo i pendii.
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Tra i cadaveri rimasti sulla montagna, uno dei più noti è quello di Tsewang Paljor, un alpinista indiano morto a soli 28 anni nella tempesta del 1996. La sua storia è stata raccontata nel film “Everest”, uscito in Italia nel 2015. Durante i periodi in cui la neve si dirada, i suoi scarponi verdi sono diventati un punto di riferimento per gli alpinisti che talvolta devono passare sopra le sue gambe nel loro percorso verso la vetta a 8.848 metri.
I costi del recupero dei corpi
Il recupero dei corpi rimane un’impresa rischiosa e costosa. Le autorità governative e le associazioni competenti stanno affrontando la sfida di recuperare questi resti umani, ma le difficoltà sono molteplici. Oltre al pericolo intrinseco delle operazioni di recupero ad altissima quota, il costo elevato varia in base all’altitudine e alla posizione del corpo. Nonostante queste difficoltà, le autorità sono impegnate nel preservare la sicurezza degli alpinisti e nel rispettare la memoria dei defunti.
L’Everest rimane una montagna iconica che continua a esercitare un’attrazione potente su scalatori provenienti da tutto il mondo. Mentre Kami Rita Sherpa stabilisce nuovi record di scalate e Kenton Cool si distingue come il non nepalese con il maggior numero di vette, la montagna continua a rappresentare una sfida unica e un richiamo per coloro che cercano l’avventura estrema. Tuttavia, la presenza dei corpi degli alpinisti defunti ricorda la dura realtà e le sfide che accompagnano ogni conquista dell’Everest.