Tensione alle stelle tra l’Unione Europea e i colossi dei Social Network, accusati di non fare abbastanza per bloccare i contenuti violenti e fuorvianti sul conflitto Israele-Hamas.
In base alle norme di protezione degli utenti europei del D.S.A. (Digital Service Act) in vigore da agosto, X di Elon Musk (il vecchio Twitter), Meta-Facebook di Zuckerberg e la cinese TikTok, rischiano multe salatissime, fino al 6% del loro fatturato globale, compresa l’esclusione dal mercato europeo, che conta un bacino di utenti considerevole, con circa 450 milioni di abitanti.
Facebook in bilico
La compagnia di Mark Zuckerberg rischia grosso: ha tempo fino al 25 ottobre per specificare quali misure sta adottando sulle sue piattaforme (Facebook, WhatsApp e Instagram) per bloccare o comunque arginare la diffusione di contenuti illegali in caso di crisi militari o terroristiche; Meta dovrà poi comunicare agli organi dell’U.E. gli strumenti e le precauzioni che vengono messe in campo per prevenire il dilagare di contenuti non conformi (in primis fake news) che potrebbero alterare l’esito delle future elezioni politiche.
L’indagine europea fa seguito alla lettera che il francese Thierry Breton, commissario europeo per il mercato interno, aveva indirizzato a Zuckenberg a metà ottobre: Breton aveva dato alla società un ultimatum di 24 ore per comunicare alle istituzioni europee quali misure (nello specifico) stava impiegando contro eventuali contenuti illegali, dopo l’attacco di Hamas a Israele del 7 ottobre.
TikTok nel mirino
La Commissione europea non si è fermata a Facebook, rivolgendo richieste simili a TikTok, il social di proprietà della cinese Byte Dance: la piattaforma regina dei video brevi dovrà quindi spiegare quali garanzie può offrire sulla diffusione di materiali terroristici o comunque altamente violenti.
Inoltre, non risulta ancora chiaro quali misure preventive la società cinese stia adottando per evitare danni eventuali ai minori, esposti prepotentemente alla diffusione di potenziale materiale non adatto o conforme alla giovane età degli iscritti.
A settembre TikTok aveva già ricevuto una maxi multa di 345 milioni di euro da parte del Garante della Privacy europeo, proprio per il trattamento dei dati di utenti minorenni e per le fallaci procedure di verifica dell’età di chi accede al servizio.
Musk non ci sta
Un avviso simile era arrivato anche alla società “X” di Musk, il quale avrebbe reagito con il solito aplomb ed annessa minaccia di abbandonare l’Europa (minaccia arrivata al sito Business Insider da una fonte anonima di “X”): pare che il magnate sudafricano avrebbe indi smentito; nessuna intenzione bellicosa verso l’U.E., anche se i ben informati sostengono si tratti dell’inizio di una guerra di trincea con le autorità europee, per ottenere un’applicazione più «morbida» delle norme in materia di protezione dati e diffusione di contenuti illeciti.
Quel che è certo, è che fin dalla causa antitrust di vent’anni fa contro Microsoft , l’Europa gioca un ruolo di arbitro globale: un potere di recente intaccato da Zuckerberg che, lanciando a luglio Threads, l’anti X di Musk, ha escluso l’Europa dal servizio, proprio per non dover sottostare alle regole del mercato U.E. Altri colossi di Big Tech seguiranno la sua strada? Ah, saperlo…