Cortocircuito totale, che coinvolge politica, show biz, giornalismo e focolare domestico. Il “Caso Giambruno” diventa un caos apocalittico, una marasma di flussi e riflussi catodici, che si inerpicano sul castelletto meloniano di Palazzo Chigi.
La Premier, divenuta imbarazzata spettatrice d’uno sfacelo continuo, certosino, dell’auto-demolizione diuturna e quotidiana perpetrata da un “Uomo Chiamato Giambruno”, infine ha alzato bandiera bianca, dando il benservito al compagno mandrillone, vitellone inopportuno e fuori tempo massimo: troppo alta la montagna di pattume da scalare, dopo i fuorionda di Striscia la Notizia.
Striscia la mestizia
E adesso tutti a bazzicare con i lacerti del cadavere giambruniano, coi pelazzi scarmigliati d’un ciuffo bistrattato ed in caduta libera, assediato da “pelati” livorosi, malelingue perigliose, spie a covare e colleghe indifferenti al suo fascino stolido da bamboccione viziato, giamburrasca delle gaffes, imbarazzante coiffeur arrovellatosi sul dilemma blu-estoril oppur made in China?
Antonio Ricci ed il suo “pseudo” TG satirico, che di satira ha ben poco, preferendo la massimale caricatura reazionaria, lo sfottò fanciullesco alla destrutturazione satirica, hanno colpito nuovamente nel segno, come ai tempi dell’affaire Fini-Tulliani (i video della Tulliani, compagna di Gianfranco Fini imbarazzarono non poco l’ex leader di AN).
Al di là del Premier Gentleman, inadeguato al ruolo, atto forse ad impersonar soltanto il cartonato del belloccio fuori contesto, ci si deve interrogare sulla piccolezza dell’uomo e se questa sia stata utilizzata da Ricci per delegittimare un Capo del Governo, comunque “eletto” democraticamente: e la risposta è certamente positiva, stante il cortocircuito inestricabile ed imperversante tra politica, media, spettacolarizzazione indotta e business show.
Giorgia on my mind
Al di là della fanghiglia a lambire il castelletto, un pensiero solidale ascende all’empireo, interessando la “poora” Giorgia, la Premier Imbarazzata: del resto chi di famiglia colpisce (promossa la sorella nel partito FdI, promosso il cognato Lollobrigida al Governo), di famiglia perisce. Solo che l’attacco portato non risulta quasi mai frontale; sovente è laterale, a lambire il fianco, a screditare, delegittimare, corrodere il piedistallo, sui cui il leader è stato issato o si è elevato da solo.
La Meloni non fa eccezione, paga dazio come altri prima di lei; e se non c’entra direttamente la propria azione o il genuino pensiero, allora son le condotte altrui ad armar la lancia: e sovente i nemici sono in casa, all’interno delle mura famiglie, col castelletto che trema e frana dall’interno.
Ciuffo delle mie brame
L’ennesimo scandalo annacquato scolorirà nel tempo, col Giambruno a contar le particelle cheratiniche del suo crine frondoso nell’antro buio, abbandonato al suo destino para-giornalistico in qualche scantinato polveroso di Mediaset; la Premier se ne farà una ragione, politicamente, personalmente, mediaticamente: il suo tweet mediatico, laconico e granitico al punto giusto, ha già seppellito il presente sentimentale, relegando l’ex compagno allo sgabuzzino delle scope, tra i cimeli d’un passato semplicemente da dimenticare.
L’affaire politico monterà per un po’, indi s’ammoscerà come soufflè; colpirà il minimo e scandalizzerà le minoranze delle sciure incatramate e dei lacchè impomatati: il vero stress test sarà la tenuta dell’esecutivo, assediato (stavolta per davvero) dal rating internazionale al ribasso, dal PIL in caduta libera (altro che pelo giambruniano!), dalle emergenze idrogeologiche, dalle guerre limitrofe e dagli shock energetici.
Il vero banco di prova per ogni Governo (di qualunque bandiera), del resto, è la cruda realtà, che stolida e indifferente, il mondo intero governa: un semplice tweet meloniano potrà risolvere il problema anche in questo caso?