Striscia di Gaza, situazione al collasso: una vera strage, un’ecatombe in piena regola, a trasformare tutto in un cimitero a cielo aperto.
Non si riesce neanche a recuperare tutti i corpi delle vittime, che giacciono alla mercè degli sguardi attoniti, allucinati d’una popolazione allo stremo.
L’ONU, attraverso l’Agenzia per i rifugiati, parla di “scene apocalittiche”: non bastano più i sacchi, per raccogliere i cadaveri causati dai bombardamenti e dalle incursioni delle milizie.
Morti gelati
Morti. A migliaia, ovunque ormai: alcuni carrettini dei gelati sono stati utilizzati per stipare corpi, sottraendoli allo scempio della putrefazione. L’esodo intanto continua, con le bombe che continuano a cadere come grappoli tumorali: oltre la metà della popolazione della Striscia è stata sfollata, mentre da più parti si denuncia la “fine imminente” di un intero popolo.
Rimangono poche ore di autonomia, gli ospedali sono prossimi al collasso, i generatori non hanno più carburante: si spegneranno i macchinari salvavita, mancano medicine e strumentazione di supporto, con la fame più nera ad incombere. Se non arriveranno aiuti nelle prossime ore, il personale medico altro non potrà fare che certificare la morte clinica per migliaia di pazienti: mai si era registrata una situazione così estrema, senza via d’uscita.
Cronaca della fine
Una situazione catastrofica, con responsabilità da addossare ad ambo le parti: non solo le bombe ed i carri d’Israele, anche Hamas non supporta la sua gente; i miliziani bloccano la fuga di chi vuole scappare, razionano il cibo, fanno razzia dei beni di prima necessità, perfino dell’acqua da bere. Molti abitanti vengono rapiti per farne scudi umani, il carburante residuo viene sottratto illecitamente, le medicine sequestrate, etc.
Nel 2005 ci fu una guerra civile, tra palestinesi e milizie di Hamas (oltre 300 vittime): da quella data, e in seguito alle elezioni palestinesi vinte dagli islamisti, il presidente Abu Mazen non gira a Gaza neanche un euro dei contributi che riceve da tutto il mondo.
Ospedali al collasso
“Le condizioni allo Shifa Hospital, il principale ospedale di Gaza, sono miserabili. Non abbiamo cibo, acqua, medicine. Neanche più la dignità”: così si sfoga Bisan Odeish, attivista e portavoce di ActionAid Palestina. Oltre centomila persone dormono accampate negli ospedali, in strada, tra le macerie, senza la minima igiene, con bambini al collo, senza prospettiva nè futuro: uno scempio umanitario, nessuna luce in fondo al tunnel, nessuna prece possibile.
Mohammed Abu Mughaiseeb è il coordinatore a Gaza di Medici senza Frontiere: “La situazione è molto difficile, molti medici hanno lasciato per seguire le famiglie”. Senza corridoi umanitari sarà di certo impossibile sfollare la popolazione, intrappolata come topi in un gigantesco marchingegno infernale: le bombe e i missili non fanno chiudere occhio, nessun luogo appare sicuro. “Ci sono bombardamenti sempre, non sappiamo cosa succederà domani e dove saremo”. L’orrore infinito negli occhi e nel cuore di una popolo stremato: Gaza è un vero inferno, ed i diavoli ballano vermigli sui morti a centinaia.