Una missione lunga ma, alla fine, si è arrivati ad una conclusione. L’Unesco ha concluso la sua missione sulla Via Appia.
Uno dei reperti storici romani più importanti che abbiamo in Italia, potrebbe a breve entrare a far parte del patrimonio Unesco.
La sua importante, la sua storia sono stati al centro degli studi proposti. Vediamo insieme quali sono state le conclusioni tratte.
L’importanza della Via Appia
Una missione specifica quanto particolare quella che si è svolta, e conclusa sabato scorso, lungo la Via Appia. Valorizzare il sito, osservarne a pieno i suoi parametri, la sua tutela e la sua valorizzazione, quanto anche lo stato di conservazione, per poter poi decidere se tale sito archeologico può entrare a far parte o meno del patrimonio Unesco.
Questo è stato lo scopo della “missione” condotta dall’esperto internazionale Icomos Sanjin Mihelic assieme alla responsabile scientifica della candidatura Angela Maria Ferroni, alla coordinatrice per il Mic Laura Acampora e ai componenti del Comitato scientifico, per valutare la nostra via Appia.
Tanti sono stati i sopralluoghi, in particolare sulle città che si affacciano sull’Appia per osservare quali sono stati i mutamenti, dal prima ad oggi, e quanto questi possano aver influito proprio sul mantenimento della conservazione della stessa strada archeologica.
La missione degli esperti del patrimonio Unesco
“A gennaio di quest’anno abbiamo sottoscritto il Protocollo d’Intesa che si è inserito nel lungo e complesso percorso di valutazione, da parte di esperti, tecnici, storici e archeologi nazionali e internazionali, per l’inserimento del sito Via Appia. Regina Viarum nella lista del Patrimonio Mondiale Unesco” – ha spiegato Tiziana Biolghini, consigliera delegata Cultura Città metropolitana di Roma Capitale.
Sono ben 900 i km della via Appia, che collega la città di Roma a quella di Brindisi, passando anche per la Campania, oltre che per la Puglia. Un progetto che è stato promosso dal Ministero della Cultura e finanziato con le risorse Pnrr, che ha visto camminare insieme anche 4 Regioni (Lazio, Campania, Basilicata e Puglia), ma anche 12 tra Province e Città metropolitane, 73 Comuni, 15 Parchi, la Pontificia Commissione di Archeologia Sacra e 25 università italiane e straniere.
Competenze e valorizzazione del sito stesso, in comunione con tutti i territori che costeggiano e che sono attraversati dalla stessa via Appia. Ora, tutto è nelle mani degli esperti che, nel giro di poco tempo, potrebbero già decretare il loro verdetto, di ingresso o meno nel patrimonio Unesco.