Sembra strano, eppure alcune parole della lingua italiana, se ti trovi all’estero, non devono essere pronunciate.
Sei a rischio di commettere qualche gaffe e, per questo motivo, è meglio tenere a mente quali sono. Alcune di esse possono creare fraintendimenti o piccoli errori.
Non sai quali sono? Ecco un piccolo elenco…vediamo quali “dire e quali no”.
La lingua italiana, la più bella al mondo, purtroppo, all’esterno, non è sempre apprezzata nella sua completezza. Basti pensare che, noi italiani, siamo costretti a conoscere bene alcune parole, per poterle modulare ed usare o meno, per evitare gaffe o fraintendimenti. A molti può suonare strana questa cosa, eppure è così.
Può una parola italiana, pronunciata all’estero, far commettere una gaffe alla persona stessa? Purtroppo sì e, anche solo per curiosità o per essere sempre al top, prima di partire per un viaggio, è bene conoscere quali sono. Ad illuminarci su questo è una particolare app del cellulare: si chiama “Preply”.
Gli italiani, quando parlano con gli inglesi, ad esempio, devono evitare di pronunciare parole come latte, costume e camera. Perché? Partiamo dal fatto che, se siamo in albergo e chiediamo una camera, potremmo ritrovarci con una macchina fotografica o una telecamera. Invece, se cerchiamo un costume in negozio, potremmo ottenere un abito teatrale o di carnevale.
Per questo, utilizziamo la parola “room” nel primo caso e “swimming suit” nel secondo e la gaffe sarà evitata. Per la parola latte, invece, siamo a rischio di vederci arrivare un grande bicchiere di caffellatte. Evitate anche la parola bagno, visto che “bagno”, in inglese, indica il bordello.
Sembra strano che anche in Spagna possiamo trovarci in difficoltà con alcune parole, anche se la nostra lingua è molto simile alla loro. Evitiamo di usare parole come “burro” che significa asino e “persona incivile”. Ma anche la parola “mensa” che indica una ragazza poco sveglia, o anche “orto” che indica il lato B di una persona.
Se andiamo in Oriente, la situazione si fa ancora più complicata. In Giappone, ad esempio, evitiamo di usare la parola, per brindare, il classico “cin cin”. Lì, questo termine, somiglia tantissimo alla parola “chinchin” che indica l’organo riproduttivo maschile. Utilizzate, invece, il termine “kanpai” che, letteralmente, può essere tradotto con bicchiere asciutto.