Sono state parole forti e dure, ma allo stesso tempo anche molto toccanti, quelle che l’Arcivescovo di Napoli, quelle dette da Monsignor Battaglia.
Ai funerali di Giovanbattista Cutolo, il 24enne ucciso in piazza Municipio a Napoli, dopo un diverbio per un parcheggio. Tantissime le persone che hanno partecipato alle esequie e la città si è stretta attorno alla famiglia del giovane.
“Giovanbattista, figlio di Napoli, accetta la richiesta di perdono della tua città!” – ha affermato il Vescovo.
Una chiesa, quale quella del “Gesù Nuovo” a Napoli, dove c’è anche la tomba di un Santo, quale Giuseppe Moscati, gremita sino all’inverosimile. Tantissime sono state le persone che mercoledì hanno partecipato ai funerali di Giovanbattista Cutolo, il 24enne che suonava nella Nuova Orchestra Scarlatti, ucciso a Piazza Municipio, dopo un diverbio per un parcheggio, da un 17enne.
Potrebbero esser tante le parole da spendersi per un’altra, si spera l’ultima, vittima innocente di una città sempre più allo sbando, che sta andando alla deriva e che non riesce, dall’altro lato, a fare a meno di fiction quali “Gomorra” o “Mare Fuori”, solo per citarne alcune. Sì, perché sono in tantissimi, soprattutto fuori città, a credere che Napoli sia solo questo.
E, “grazie” anche ad episodi del genere, dove ragazzini nemmeno maggiorenni solo perché “hanno il ferro in tasca” (la pistola, ndr) si credono onnipotenti e tutto, città e suoi cittadini, sono costantemente ai loro piedi. Giovanbattista è morto proprio per mano di uno di questi teppistelli, che non si è nemmeno reso conto di quello che ha fatto, tanto da andarsene a giocare a carte dopo l’omicidio.
Come dicevamo, tantissime potrebbero essere le parole da usare, le frasi fatte…ma sono state quelle dell’Arcivescovo di Napoli, Monsignor Battaglia, quelle che hanno maggiormente colpito e reso l’idea di quel perdono, di quella vicinanza che la famiglia di Giovanbattista ora, più che mai ha bisogno.
“Non vorrei essere qui ad accompagnare l’ennesimo giovane figlio di Napoli, ucciso senza alcun motivo dalla mano di un altro figlio di questa città […] Non vorrei essere qui perché semplicemente avrei voluto che non ce ne fosse il motivo, e più che parlare di Giovanbattista avrei voluto parlare con Giovanbattista […] magari ascoltando un concerto della sua orchestra o una delle sue magnifiche composizioni, come quella che il suo papà mi ha fatto ascoltare qualche giorno fa”.
Più che le parole di un Vescovo, sono le parole di un uomo che sente più di tutti il dolore di una mamma e di un papà che hanno perso il proprio figlio nel modo più cruento possibile.
Monsignor Battaglia si è fatto voce di una città che si inchina a Giovanbattista, che gli chiede perdono per non esser riuscita a proteggerlo, come dovrebbe fare con tutti i ragazzi e i giovani: “[…] Carissimi giovani, la vostra presenza in questa chiesa dimostra due cose: quanto Giogiò è amato e quanto è grande il dolore che un gesto violento e criminale ha provocato in tutti voi […] E per questo insieme a Giogiò vi dico: impegnatevi, Napoli, ha bisogno di giustizia, di pace, di vita, di speranza, ha bisogno di voi! I sogni, i desideri, le speranze di Giogiò da oggi camminano sulle vostre gambe”.
Un perdono, una richiesta profonda è quella che fa l’Arcivescovo: “Giovanbattista, figlio e fratello mio, accetta la mia richiesta di perdono! Perché sono colpevole anche io! […] Giovanbattista, figlio di Napoli, accetta la richiesta di perdono della tua città! Accetta le scuse – forse ancora troppo poche – di coloro che si girano ogni giorno dall’altra parte, che pur occupando incarichi di responsabilità hanno tardato e tardano a mettere in campo le azioni necessarie per una città più sicura, in cui tanti giovani, troppi giovani perdono la vita per mano di loro coetanei! Perdona, figlio nostro, tutti gli adulti di Napoli”.