Catastrofi naturali: tante parole | Cosa fare lo sappiamo da quasi 3000 anni

Vari studi condotti nel corso degli ultimi anni hanno dimostrato che quello del clima è un problema atavico. E ci sono dei popoli antichi che hanno affrontato questo problema.

Catastrofi naturali

Il rapporto dell’uomo col clima è complesso da sempre. Da qualche tempo però si è scoperto che un antico e famosissimo popolo non si piegò passivamente al cambiamento climatico.

L’uomo e il clima

E’ dagli inizi della storia dell’umanità che l’uomo deve avere a che fare col clima e con i suoi cambiamenti. Inizialmente il rapporto era semplice, infantile, legato a doppio filo alla magia ed alla religione. Per secoli si è ritenuto che ci fosse una connessione tra i comportamenti, individuali e/o collettivi, e il maltempo. Si è scatenata una improvvisa tempesta di fulmini? Evidentemente Zeus è arrabbiato con noi per qualcosa. Il mare è molto agitato? Sicuramente qualche nostro comportamento avrà provocato le ire di Poseidone.

Mare agitato. Foto Web Source

La convinzione intrinseca che ci fosse una connessione tra divinoclima si è in realtà trascinata fino ai giorni nostri. Provate a chiedere alle vostre nonne se conoscono delle preghiere per scacciare il maltempo. Potreste restare piacevolmente sorpresi.

Atteggiamento passivo

Ma perché per secoli si è creduto a questa connessione? Un po’ per mancanza di strumenti (sia culturali che tecnologici) un po’ per non reagire ad una situazione che si vedeva come più grande di sé. Affidarsi alle entità sovrannaturali in qualche modo rende l’uomo passivo nei confronti di una situazione in atto. Sta piovendo a dirotto? Delego la soluzione del problema a qualcun altro (spirito, divinità, entità varie) o comunque assisto inerme a ciò che sta accadendo.

Acquedotto. Foto Web Source

Ovviamente nel corso del tempo non tutti i popoli hanno avuto questo atteggiamento passivo. Non si avevano gli strumenti tecnico scientifici per poter prevenire o limitare le catastrofi, ma da sempre l’uomo ha cercato di sfruttare ciò che l’ambiente intorno a sé gli dava, ivi comprese le catastrofi. Con acquedotti, dighe e deviazione dei corsi di fiumi si poteva sfruttare l’abbondanza d’acqua che il maltempo portava con se. Così come è da tempo immemore che si sa che terrazzamenti e fossati sono il metodo più efficace per bloccare gli incendi.

C’è chi si ingegna

Ma non tutti i popoli, come abbiamo appena visto, hanno assistito passivamente allo scatenarsi di catastrofi naturali. Uno in particolare, i celeberrimi Maya, pare avessero attuato nel corso del tempo un atteggiamento positivo nei confronti del cambiamento climatico. Maya che pure scomparvero come popolazione proprio a causa di una persistente siccità.

Tempio Maya. Foto Web Source

Stando alle ultime ricerche condotte, tra gli altri, dai coniugi Chase, archeologi di lungo corso, hanno evidenziato che quanto i Maya fossero particolarmente abili ad adeguare il loro stile di vita in base ai cambiamenti del clima. Si spostavano in base a dove trovavano più acqua ed avevano creato sistemi di raccolta e distribuzione delle acque. Nonostante questo atteggiamento molto positivo nulla poterono contro i prolungati periodi di siccità che, lo ripetiamo, furono la causa principale della loro estinzione.

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