Dati sconfortanti per gli italiani che intendono staccare la spina: andare in vacanza costa sempre di più.
Secondo l’osservatorio Prestitionline.it, quest’anno l’incidenza dei prestiti (nell’ultimo trimestre) per affrontare le vacanze agostane è aumentata dell’ 85% circa, rispetto ai tre mesi precedenti.
A questa percentuale devono poi aggiungersi i cosiddetti “prestiti di liquidità”, con i quali le famiglie finanziano varie spese, anche quelle per le necessità quotidiane o per il medico. Stiamo dunque assistendo ad un vero e proprio boom dei “i viaggi a prestito”: l’ aumento del 26% dei prezzi turistici (rispetto allo stesso periodo del 2022), sta mettendo a dura prova la voglia di vacanze dei nostri compatrioti. Ma a cosa è dovuta questa stretta? E’ la congiuntura sfavorevole tra salari bassi ed inflazione galoppante: circa un italiano su tre è costretto a rinunciare alle cose “superflue”, tra cui rientrano le vacanze, oppure a fare debiti (anche ingenti) per potersi permettere il lusso di qualche giorno di tregua dal caos lavorativo.
Sono quasi 9 milioni gli italiani che si trovano nella tenaglia della “crisi vacanziera” , 38 milioni se si guarda all’Europa: secondo le stime della Confederazione Europea dei Sindacati (C.E.S.), in base ai dati Eurostat, ben il 19,5% dei lavoratori europei quest’anno non potrà permetttersi di andare in vacanza.
Tutto questo accade anche perchè il prezzo medio dei pacchetti vacanza, con le soluzioni più convenienti, nel periodo gennaio-maggio è aumentato del 12,4% in tutta l’Unione Europea: è un incremento notevole, il più alto dal 1996 ad oggi. Questo dato al rialzo si scontra con i salari troppo bassi del nostro Paese, ed ecco spiegato il peso specifico maggiore del rincaro prezzi: l’Italia, dopo Romania (dove il 43% dei lavoratori non ha i mezzi per garantirsi una vacanza), Grecia (col 37% dei lavoratori “senza vacanze”) e Ungheria (34%), con il suo 30,75% si piazza quarta a pari merito con la Croazia, in questa particolare classifica dei “Fantozzi in (Non) vacanza”.
In media, nel Belpaese un pacchetto vacanze quest’anno costa 1.319 euro, cifra mediamente doppia rispetto a quella che si registra in Francia e in Germania, dove soltanto il 13% dei lavoratori non può godersi il meritato periodo riposo estivo.
Dunque nel nostro Paese abbiamo una strisciante questione salariale, e questo in tantissimi settori: a cominciare proprio da quello del turismo, dove i profitti in media tendono a salire, mentre restano fermi i rinnovi di molti contratti collettivi. In base allo studio della C.E.S., il costo medio di un pacchetto turistico è pari a circa 1.474 euro: in ben 14 paesi sui 27 che formano l’UE, il costo di un pacchetto turistico vale più di un mese di stipendio per chi ha il salario minimo. Quindi restare a casa risolve il problema?
Solo in parte, dato che anche il costo delle attività culturali e di svago, è aumentato in media del 6,5%, un terzo in più rispetto alla crescita nominale dei salari. Ricordiamo che il periodo di riposo è fondamentale per il benessere psico-fisico dei lavoratori: l’aumento dei prezzi significa che milioni di persone quest’estate non staccheranno la spina, mettendo a rischio il proprio stato di salute. Ormai è’ il caso di dire “agosto, salute mia non ti conosco”.