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Sport

Fuga da Alcaraz | Il segreto del nuovo Re del tennis

E’ l’atleta del momento, il più giovane numero uno nella storia delle classifiche ATP. Un talento straordinario, stiamo parlando di Carlos Alcaraz.

Carlos Alcaraz, numero 1 ATP – Photo web source

Vent’anni e sentirli tutti, una esplosività e concentrazione sorprendenti, dodici titoli nel circuito maggiore, tra cui due Slam (US Open e adesso Wimbledon) e quattro Masters.

Alcaraz “Festina lente”

Il motto latino ben s’addice al Nostro, “affrettati, ma con lentezza”, anzi ponderatezza: ì una forza della natura, un turbine di tecnica e potenza, ma la testa non l’abbandona mai, ed anche Djokovic si è dovuto inchinare: gioco, set, incontro.  Il segreto di Alcaraz risiede forse nei ritmi compassati della provincia spagnola, la quiete letargica di una siesta infinita: El Palmar è un piccolo centro di poco più di 20 mila anime, una manciata di miglia da Murcia. Inizi compassati, più per gioco che per destino; poi il salto di qualità, il trasferimento all’ Academia Equelite di Villena, al cospetto di Juan Carlos Ferrero, altro ex numero uno dell’ATP, eletto miglior allenatore del 2022.

Ferrero lo allena da anni,  gli fa tenere i piedi ben saldi sulla terra rossa: il segreto della massima concentrazione è non perdere i riferimenti, le radici ataviche, il contatto con la realtà. Alcaraz non vinceva più degli altri, ma giocava semplicemente meglio di tutti.

Ascesa irresistibile

Nel 2018 diviene il più giovane tennista ad imporsi in un Challenger, battendo un altro predestinato, Jannik Sinner; poi inizia la vertiginosa scalata alla posizioni del ranking, fino al 2020, quando passa nei top 100 del mondo: l’anno dopo esplode come una bomba, quarti di US Open, primo titolo ATP ad Umago. Il predestinato inizia l’affermazione, si sapeva che era forte, non dove potesse arrivare: soprattutto non si immaginava in così poco tempo, a dominare le classifiche dall’alto in basso.  Nel 2022 si “prende” il suo primo Slam, battendo proprio Sinner.

Un mese fa, a Parigi, Djokovic lo batte, complici i crampi che gli mordono i polpacci: troppa tensione, la mente non gira, la racchetta è imballata; poi qualcosa cambia, il supporto di un mental coach, la maggior fiducia nei propri mezzi e via, a Wimbledon. Ed è la consacrazione, adesso il serbo non fa più paura: “Ho imparato da quel match perso, mi sono preparato diversamente, sono cresciuto come giocatore”, dice adesso, sicuro come non mai.

Alcaraz trionfa a Wimbledon – Photo web source

Wimbledon è sua

L’erba verde diviene il suo personale subbuteo, dove far impazzire una pallina gialla e con essa il grande Djokovic, che cede col  punteggio di 1-6, 7-6, 6-1, 3-6, 6-4.  “Certo l’erba aiuta, rispetto alla terra gli scambi sono più corti, ma è stata sicuramente la preparazione mentale il mio asso”. Che c’entri la passione per gli scacchi? Fin da piccolo gioca e muove pezzi sulla scacchiera: come apre e chiude le partite,  pochi come lui. A vent’anni è un giocatore completo, che possiede tutti i colpi: “Che cosa mi ha insegnato Wimbledon? Che posso vincere match epici come questo, anche contro uno come Djokovic”.  Adesso Re Carlos è pronto,  a Wimbledon ha fatto la storia. Che da sempre è fatta dai vincitori, dai predestinati. Proprio come lui.

Published by
Marco Catizone