Obesità nei bimbi: una piaga del mondo che ha un colpevole

Bambini piccolissimi, di appena poche settimane di vita. Tutti in fila, nei passeggini e nelle sportine, condotti nei laboratori sperimentali del Pennington Biomedical Research Center, in Louisiana.

Il loro compito è semplice: stare fermi e addormentati (magari) mentre gli scienziati misurano il loro grasso corporeo, studiandone il metabolismo.

Obesi si nasce?

La direttrice del laboratorio sulle disfunzioni metaboliche, dottoressa Leanne Redman, della Louisiana State University è sicura che la chiave dell’obesità risieda nei geni: il suo è l’unico laboratorio al mondo attrezzato per studiare il metabolismo neonatale, per scoprire come i piccoli corpi bruciano l’energia introdotta con il cibo. La Redman ritiene che le basi biologiche siano maggiormente preponderanti, per sviluppare una radicale tendenza all’obesità: del resto i neonati non fanno esercizio fisico ed hanno un’alimentazione monocomposita, assumendo solo latte (materno o artificiale).

La teoria alla base è relativa alla cosiddetta “impronta metabolica”: ogni persona sarebbe cioè programmata dalla nascita a metabolizzare in una certa maniera il cibo; decodificare questa impronta potrebbe portare ad interventi precoci per prevenire l’obesità e le disfunzioni alimentari in genere.

Grasso epidemico

Questi studi sono effettivamente esiziali per mantenere in buona salute la popolazione mondiale:l‘obesità è causa di una miriade di problemi di salute, tra cui spicca quello di essere un fattore propedeutico allo sviluppo delle malattie cardiache (prima causa di morte in Occidente), nonchè cofattore nell’insorgenza del cancro e del diabete di tipo 2.  E nonostante i milioni di dollari spesi ogni anno per la ricerca, la prevenzione e il trattamento dell’obesità, l’epidemia di grasso nei paesi più “evoluti” non accenna ad arrestarsi: secondo i Centers for Disease Control americani, (nei prossimi anni) quasi il 40% degli adulti nel mondo sarà a rischio obesità.

Ma come si calcola il peso giusto? Il peso è il prodotto del bilancio energetico di un individuo: è un’operazione fisico-matematica, con calcolo di calorie in entrata e  in uscita; ma cosa è effettivamente guidato dalla biologia, quanto invece è influenzato dalla condotta alimentare?

Bambini in culla – photo web source

Il “baccello”

Il laboratorio è unico, nel suo genere: al suo interno si trova una speciale camera metabolica, un cubo di plexiglass ingentilito da disegni di animaletti sorridenti, adatta alla  misurazione metabolica dei neonati: in circa due ore, viene calcolato al millimetro quante calorie brucia un bambino appena nato. “Stiamo perfezionando i nostri protocolli per essere in grado di catturare l’intero ciclo mentre il bambino è nella camera metabolica”, ha aggiunto la dottoressa Redman. Il metabolismo dei piccoli ospiti viene poi calcolato attraverso la misurazione della quantità di ossigeno e anidride carbonica nella camera: si calcola la concentrazione dei gas presenti nel “baccello” quando il neonato entra; poi, si vede se ogni atto espiratorio contiene più ossigeno ovvero anidride.

Ciò serve a stimare quante calorie il neonato stia bruciando per mantenere attive le sue funzioni vitali: se il corpo lavora di più per bruciare calorie, produce più anidride carbonica. Di conseguenza, maggiore è la produzione di anidride, maggiore è la velocità metabolica basale: e più si brucia, meno si ingrassa.

Alimentare, Watson: ed alla base di tutto c’è la genetica, quell‘impronta unica che ci contraddistingue. Fin dalla nascita.

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