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USA e Cina: prove di disgelo? Com’è andato lo storico incontro

USA e Cina si siedono ad un tavolo comune e tornano a dialogare, col confronto tra Antony Blinken e Qin Gang a Pechino.

Antony Blinken e Qin Gang – Photo web source by afp

Quasi sei ore di colloquio, massima riservatezza, zero telecamere: concessa solo una stretta di mano alla curiosità dei fotografi, presso la Diaoyutai State Guesthouse, sede diplomatica ufficiale (utilizzata illo tempore anche da Mao Zedong  per i grandi happening internazionali).

Storico incontro

Il Segretario americano Blinken ed il rappresentante cinese Quin Gang non hanno abdicato alle posizioni ufficiali dei loro Paesi, ma da più parti giungono rassicurazioni sull’esito dei colloqui, seppur non sia stato siglato alcun patto tra i due colossi: da una parte l’America assicura di non voler il disaccoppiamento economico, mentre il Dragone tranquillizza il suo antagonista, volendo comunque rapporti “stabili, costruttivi e prevedibili”. Mantenere l’equilibrio internazionale è il primo obiettivo, necessario per ridurre i rischi di incidenti dopo le scaramucce militari tra mare di Taiwan e mar Cinese meridionale.

E Taipei resta il nodo gordiano, anche se Biden si dice soddisfatto, esultando per la positività dell’incontro, con Antony Blinken che “ha fatto un grande lavoro, siamo sulla buona strada”. La White House apre dunque al futuro dialogo con Pechino, attraverso minimi segnali, che nel mondo della diplomazia sono passi in avanti notevoli, pesando come macigni.

La Cina non resta a guardare

Di certo non era così scontato un incontro al vertice tra le due superpotenze: Xi Jinping ha però aperto un canale, accettando l’incontro, e a Pechino, oltretutto; e non è neanche così scontato che la Cina si sia aperta ad un dialogo con gli americani. Ecco perchà gli USA gioiscono per le parole di Qin Gang: “Spero che il segretario Blinken, attraverso questa visita, possa dare un contributo positivo alla stabilizzazione delle relazioni tra Cina e Stati Uniti”. Il contenuto dell’incontro, a parte le formalità di rito, ha trovato l’impegno della Cina sul fronte Russo: meglio, vi è stata la precisazione che il Dragone non intende rifornire Putin di armi (almeno ufficialmente), con gli USA che di riflesso hanno aggiunti di non voler ostacolare economicamente Washington, raasicurando i cinesi sulla questione Taiwan.

Blinken è stato chiaro su un punto: gli USA  non sostengono l’indipendenza di Taiwan, ma sono molto preoccupati per le azioni intraprese dalla Cina verso l’isola; tradotto, significa che l’America non incoraggerà l’indipendenza di Taiwan, se la Cina non invaderà direttamente il paese. Insomma, tutto nel limbo e tutti contenti.

Rapporti Cina-America. photo web source

Il nodo Ucraina

Questo primo passo ha rimesso in moto la macchina diplomatica a pieno ritmo: si sta già pensando ad un bilaterale tra i due presidenti, Biden e Xi Jinping. Una speranza anche per quanto riguarda i negoziati (per adesso tenuti segreti) da avviare per siglare la pace tra Ucraina e Russia: da Washington a Pechino (passando per la diplomazia del Vaticano) viaggiano difatti alcune ipotesi di mediazione per una tregua a medio termine (almeno).

Molto dipenderà dalle prossime mosse di Kiev in risposta alle provocazioni armate di Putin e dall’eventuale situazione di equilibrio militare che si è determinata nei territori: attualmente i russi sono chiusi in trincea, a difesa dei terreni occupati, mentre gli ucraini non riescono a far breccia, sfondando le linee nemiche. Il futuro del mondo è sempre più nelle mani di America e Cina.

Published by
Marco Catizone