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Enzo Tortora in manette 40 anni fa, un grande errore giudiziario

Il 17 giugno del 1983, Enzo Tortora, uno dei conduttori televisivi più famosi del momento, viene arrestato nel cuore della notte, portato via in manette.

Una vicenda tragica soprattutto se si considera che, qualche anno dopo, l’uomo che si era, fin da subito, proclamato innocente viene, effettivamente, dichiarato tale.

L’arresto 40 anni fa di Enzo Tortora

Si tratta di uno degli errori giudiziari più grossi della storia e, forse, uno dei più gravi. Il conduttore, un uomo innocente abbandonato da tutti, vive tre anni di agonia e solitudine.

In manette trascinato via da uomo innocente

Oggi, a 40 anni da quell’arresto mediatico, a favore di telecamere, dell’uomo innocente Enzo Tortora (è il caso di sottolinearlo quanto più possibile) il fatto fa ancora scalpore. A tanti anni di distanza, l’Unione delle Camere penali italiane e la Fondazione Enzo Tortora, organizzano una conferenza stampa. E’ un momento per ricordare l’uomo, poi scomparso, dare giustizia alla sua innocenza e, soprattutto, puntare i riflettori su una giustizia che a volte, purtroppo, continua a commettere errori.

La conferenza stampa alla quale prendono parte, tra gli altri molti amici e testimoni del conduttore televisivo, la sua compagna e sua figlia, si terrà proprio dinanzi all’Hotel Plaza. Quello stesso hotel teatro, 40 anni fa, di quella vicenda sconcertante. Enzo Tortora prelevato, all’alba, dalla sua camera d’albergo, ammanettato e trascinato via in bella vista come fosse un trofeo da esibire.

In via del Corso ci sono tutti, giornalisti, fotografi, gente comune che assiste all’arresto che fa scalpore, l’uomo innocente viene portato via in caserma, in via dei Selci nel rione Monti di Roma.

Le accuse sono di quelle infamanti, come il suo arresto, dei collaboratori di giustizia, dei pentiti di camorra hanno fatto il suo nome. Sono Giovanni Pandico e Pasquale Barra, si tratta della nuova camorra organizzata di Raffaele Cutolo. Per Tortora ci sono due capi di accusa: associazione di stampo mafioso e traffico di stupefacenti.

Enzo Tortora, il conduttore televisivo, quello della trasmissione Portobello. Ebbene a nessuno viene in mente che quell’uomo, forse, potrebbe essere innocente. La stampa nazionale si avventa su di lui come un carnivoro sulla sua preda. I giudici il dopo mesi di detenzione, il 17 gennaio 1985 lo condannano a 10 anni di carcere ed una ammenda di 50 milioni di lire.

Enzo Tortora viene riconosciuto innocente e le accuse contro di lui false

Tortora, però, è innocente, i camorristi parleranno dopo di scherzo, l’aver fatto il suo nome era stato il tentativo di negoziare benefici. Il nome scritto su una agendina era Vincenzo Tortona detto Enzo. Nessuno, come lamenteranno la figlia ed altri amici dopo, si è preso la briga di andare a controllare, si è fatta valere la parola di criminali senza scrupoli rispetto a quella di un uomo per bene. Si è inseguito lo scalpore, l’effetto mediatico, piuttosto che una ricerca oculata della verità.

Solo nel settembre 1986, Enzo Tortora, viene scarcerato, prosciolto da ogni accusa. La sentenza pronuncia le fatidiche frasi: “per non aver commesso il fatto”, “perché il fatto non sussiste”. Con queste formule decadono: l’accusa di aver preso parte ad una associazione a delinquere e l’accusa di spaccio di stupefacenti.

Il conduttore, purtroppo, segnato per sempre da quelle vicenda prova a tornare alla sua vita di prima. Ritorna in TV ed alla sua ripresa della trasmissione Portobello pronuncia la mitica frase: “dove eravamo rimasti?”. In quella frase vi è tutto l’orgoglio, la rabbia, la fierezza di un uomo per bene la cui vita è stata rovinata per sempre ed ingiustamente. Dopo poco Enzo morirà non di vecchiaia ma a causa di un tumore contratto negli anni di prigionia.

Oggi a 40 anni dal suo arresto, dinanzi all’Hotel Plaza c’è chi lo ricorda, affinché non si ripetano mai più sciagure del genere. Si ricordano i mesi di galera ingiusta di un uomo innocente, la sua sofferenza, la sua solitudine, la battaglia politica. C’è chi auspica che, il comune di Roma, apponga una targa in memoria dell’arresto di Enzo Tortora nella piazza antistante l’Hotel dal quale un uomo per bene, innocente, uscì in manette per le storture di un sistema giudiziario di cui ancora oggi si sente la necessità di denunciare.

Published by
Rocco Grimaldi