Comunicatore seriale, Silvio Berlusconi ha cambiato per sempre il modo di percepire la TV in Italia. Riviviamo la sua cavalcata sulle onde radio.

A modo suo, un vero rivoluzionario della comunicazione televisiva: il Cavaliere non si è mai limitato ad esser semplice editore.
L’alba della Tv commerciale
Berlusconi dava suggerimenti a tutti, dai registi agli attori, dalle maestranze ai cameramen; di più, creava veri e propri format, ma anche i titoli dei programmi, gli slogan commerciali, un factotum a 360 gradi: si vociferava che se avesse avuto “le tette” (per dirla con Enzo Biagi) “avrebbe fatto pure l’annunciatrice”. Al suo fianco, all’inizio dell’avventura televisiva, dopo aver edificato Milano 2, c’era Confalonieri, cui raccomandava di fare una tv familiare perché “Troppi sono oggi i fattori ansiogeni, la mia sarà una tv ottimista. Staff di otto redattori, più tecnici e cameramen, quaranta persone in tutto”, e così fu
La prima antenna piazzata, progenitrice di Canale 5, si chiama TeleMilano (siamo nel ’74), trasmette su base quasi “condominiale”, al cavo erano collegate meno di 5mila utenze, circa 20mila spettatori: esordio in sordina, ma in pochi anni Mister B. ha creato la prima, vera, Tv commerciale.
Tv per famiglie
Le immagini dei primi anni ’80 odorano di nostalgia e lavanda, la tv del Biscione (storico lo slogan “Corri a casa in tutta fretta, c’è un Biscione che ti aspetta”) è fatta per le famiglie: semplice, diretta, con Mike Bongiorno (strappato a suon di milioni alla RAI) che tiene in braccio il piccolo Michelino, augurando buon Natale a spettatori ancora poco avvezzi ad esser consumatori. Una televisione provinciale, semplice perchè fatta per i più semplici: una grande genialata, in netta controtendenza con la RAI istituzionale, felpata e mediamente trombona, fatta con piglio didascalico e spinte paternalistiche.
Non tutto fila liscio, perché Berlusconi fin da subito dimostra allergia e fastidio per le leggi della Repubblica: è il mattino del 16 ottobre 1984, quando la Guardia di Finanza, assieme ai funzionari della Escopost, si presenta a Torino, Roma e Pescara (sedi delle emittenti locali che ritrasmettevano, in interconnessione, i programmi della Fininvest), per mettere i sigilli ad impianti e trasmissioni; le tv del Biscione di fatto violavano il riconosciuto monopolio nazionale di mamma RAI, uno shock per i milioni di spettatori, di colpo orfani di “Dallas” e delle telenovele, di Maurizio Costanzo, dei “Puffi”. Poi arriverà Craxi, arriveranno i milioni di Berlusconi a risolvere gli intoppi, ad oliare la macchina politica, quando c’è da tutelare i propri interessi.

La rivoluzione berlusconiana
E’ una rivoluzione copernicana, di logica pura, quella che segna l’avvento della tv berlusconiana, dall’animo profondamente commerciale: gli anni ’80 saranno tutti all’insegna del profitto, in barba al “servizio pubblico”, col totale ribaltamento degli scopi stessi del broadcasting; non più moralismo, ma sdoganamento degli istinti consumistici, delle donne scamiciate, dei marchi in bella vista, per una massimizzazione degli ascolti finalizzata ad una maggiore raccolta pubblicitaria.
Arriveranno serie in quantità, con i primi palinsesti che risultano essere una miscellanea, un ibrido tra telefilm americani e produzioni locali, caratterizzate dal provincialismo e dallo spirito nazional-popolare: nel giro di pochi anni il panorama televisivo nazionale risulta sradicato, profondamente inciso, il dna mutato.
Ma il merito più grande, l’innovazione reale, è stata quella d’aver dato il primo vero impulso alle piccole e medie imprese, che non potevano avere accesso alle reti RAI: l’entrata a gamba tesa di Berlusconi nel monopolio nazionale è una vera e propria manna per gli inserzionisti pubblicitari, con prezzi stracciati (rispetto a quelli RAI) ed una massa di spettatori (potenzialmente) consumatori.

Gli anni ’80 consacrarono la raggiunta maturità della pubblicità nazionale, in alternativa ai canali tradizionali: fu la sintesi tra comunicazione e commercio, tra l’immagine veicolata ed il prodotto da comprare.Il resto, come è noto, è Storia.