Pagamenti Elettronici | Questa truffa legalizzata ha salvato le banche

Da qualche giorno sul web, su Facebook in particolare, ci sono post di persone, anche comuni, che analizzano e criticano i pagamenti elettronici.

Qualcuno di questi sta facendo il giro del web e spiega come, partendo da una banconota da 50 euro, dopo 36 transizioni con carta di questi soldi resteranno appena 5 euro.

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Tra commissioni applicate, infatti, e spese legate al possesso di bancomat, ad esempio, almeno 45 euro, della banconota iniziale, saranno finite nelle casse delle banche.

I pagamenti elettronici sono dunque soldi regalati alle banche?

Inutile sottolineare come i commenti, delle persone che leggono questi post, siano alquanto feroci e critici rispetto ad un sistema che viene, appunto, definito: truffa legalizzata per salvare le banche.

Volendo fare un piccolissimo sunto del post, giusto per dare una idea dell’analisi, è corretto affermare che pagando la spesa dal salumiere con 50 euro in contanti, questi potrà saldare il conto, ad esempio, del supermercato con 50 euro in contanti e quest’ultimo ancora potrà andare, ad esempio, dal barbiere con 50 euro in contanti.

Se invece il salumiere etc. etc. avessero pagato con carta di credito o carta bancomat, i cosiddetti pagamenti elettronici, dopo 36 transizioni delle 50 euro iniziali sarebbero restati solo 5 euro, il resto (ben 45 euro) nelle casse delle banche.

Ai pagamenti elettronici, infatti, vengono applicate tutta una serie di commissioni e costi. Partiamo dalla spesa che i commercianti, gli esercizi commerciali, devono sostenere per l’acquisto del Pos, per la sua installazione ed, in alcuni casi, per il suo canone che può essere mensile o annuale. L’acquisto va dai 30 ai 150 euro mentre per i canoni si parte da un minimo di 9 euro al mese fino anche a 35 euro mensili.

Dove finiscono i soldi quando si paga con Pos

Le commissioni, però, sono al centro di polemiche ed origine di dibattito già da tempo. Il fornitore del servizio, infatti, sia esso la banca, le poste o altro, viene denominato acquirer. Ebbene il cliente, ossia il commerciante in questione, per ogni transizione è tenuto a pagare a questo acquirer una commissione.

A spiegarlo molto bene è Mattero Risi, ricercatore del Politecnico di Milano, la prima trattenuta è la cosiddetta commissione interbancaria, quella che avviene tra la banca che emette la carta e la banca che riceve il pagamento. Ovviamente il tutto caricato sul commerciante che è “obbligato” a ricevere il pagamento con carta.

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Questa, però, è solo la prima parte della commissione che viene spartita tra la banca che ha emesso la carta e quella che riceve il pagamento. C’è anche un secondo aspetto, però, quello legato ai circuiti (Visa, Mastercard, etc. giusto per intenderci) questi, infatti, servono a permettere la connessione tra le varie banche ed anche loro devono avere la loro parte dalle commissioni caricate sui commercianti.

Le commissioni hanno dalla loro il fatto di essere molto basse, questo dal punto di vista delle banche. Dal punto di vista degli esercenti, invece, si lamenta il fatto che alcuni esercizi commerciali (ad esempio le edicole) hanno un margine di guadagno così basso da non poter sostenere ulteriori costi.

Per i sostenitori dei pagamenti elettronici, poi, anche il contante avrebbe i suoi costi. La tesi sostenuta è quella che i rischi di furto e di trasporto del contante incassato per i depositi bancari devono essere considerati un vero e proprio costo.

I rischi legati ad una società senza contante

Per Etienne Perrot, economista, professore invitato presso l’Università di Friburgo (Svizzera), ci sarebbero degli autentici pericoli antropologici e politici legati ad una società senza contanti. I sostenitori dei pagamenti elettronici, chiamati tecnocrati dall’economista, affermano che la società senza contanti avrebbe più frecce al suo arco per combattere frodi e criminalità organizzata.

Per Etienne Perrot pretendere la scomparsa del contante, però, significherebbe confondere l’ideale tecnocratico con il bene comune di tutti. C’è una stragrande maggioranza che fa parte della popolazione fragile esclusa da questo punto di vista. In Europa l’87% utilizza il contante presso piccoli commercianti ed il 72% in distributori automatici, questo quanto si apprende da uno studio citato proprio dall’economista.

Il sentimento che, in questi giorni, si sta diffondendo sempre di più tra post e commenti, evidentemente, non è frutto di populismo o qualunquismo ma nasconde in se radici più profonde e, forse, nemmeno del tutto errate.

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