L’inflazione, in termini economici, è una vera e propria tassa occulta. Anzi di più, perché oltre che non palese, è anche priva dell’indispensabile approvazione del cittadino, che la subisce passivamente.
Tutti ne parlano ma quanti, realmente, sanno quali sono i rischi a cui il nostro portafoglio va incontro? Quali i rimedi se ce nesono?
Quando in un Paese crescono i prezzi al consumo e contemporaneamente si “sterilizza” il surplus di moneta, nessuna misura riesce ad impedire che l’aumento si scarichi poi sui salari dei lavoratori. E quando crescono i prezzi dei beni di prima necessità, sulla scorta dell’aumento delle materie prime, allora il fenomeno inflazionistico azzanna il portafoglio di famiglie ed imprese: un monstrum che non cessa di moltiplicarsi e che sta impoverendo progressivamente gli italiani.
Gli effetti del costo della vita (maggiorato) si sono trasmessi alla tassazione, ma purtroppo non ai salari (decresciuti in termini proporzionali negli ultimi vent’anni e più ); tecnicamente, gli stipendi hanno mostrato una maggiore “rigidità” ed un mancato adeguamento al costo della vita. L’effetto finale è che la ricchezza finanziaria delle famiglie italiane registra attualmente un grave impoverimento, se guardiamo al suo valore reale.
Quale il rischio per il Belpaese? Un’inflazione elevata crea i prodromi anche per una turbolenza dell’ asset democratico, potendo ben alimentare la fiamma degli scontri sociali, incendiando la piazza: uno scenario infausto, che a sua volta si rifletterebbe sulla stessa economia. Come uscirne? Il solo investimento pubblico non è la soluzione ideale, risultando insufficiente, con l’effetto (probabile) di alimentare la spirale del debito: nelle attuali circostanze si dovrebbe agire sul risparmio, indirizzandolo verso investimenti nelle attività produttive: insomma generando un volano di spinte virtuose in termini d’impresa, non a danno della crescita reale.
Urgono comunque soluzioni a medio termine, che incentivino il cosiddetto “effetto paracadute”: una valida misura è la costruzione (ove possibile) di un portafoglio di attività immobiliari, che hanno una funzione di profilassi e protezione (soprattutto per le famiglie) dall’inflazione: ma qui entra in gioco anche la tassazione sul mattone, che dovrebbe godere di maggiori sgravi tributari per funzionare allo scopo. Inoltre, a sentire le parole del Presidente Consob, Paolo Savona, servirebbe anche “rafforzamento del mercato dei capitali, perchè i dati sono desolanti”.
Difatti, a leggere la relazione su base annua della stessa Consob, emerge che nel 2022 Piazza Affari ha registrato il peggior saldo tra entrate e uscite (dal lontano 2010), con ben 15 società che hanno lasciato il listino principale (e con soli 6 ingressi nuovi). Imprese e famiglie soffrono dunque la stretta inflazionistica, e senza un’inversione di tendenza nel medio periodo, si rischia una crisi generale: non soltanto economica, ma dell’intero comparto sociale.