La RAI è un carrozzone che costa sempre di più agli italiani. Bilanci in pareggio e senza utili. Ma dove finiscono i 2,6 miliardi di entrate annue?
Quasi la metà della ingente somma viene assorbita dagli stipendi dei 12.000 dipendenti: il quadruplo, in Italia, rispetto al gruppo Mediaset.
Anche per tutto il 2022 appena chiuso, nessuna sostanziale novità: conti chiusi in parità (a livello di bilancio cosolidato), tra ricavi ed esborsi. Questo a significare che il carrozzone va avanti per inedia, con i costi che erodono sistematicamente i ricavi: utili assenti, le entrate evaporano, i costi fanno la parte del leone. Fosse un’azienda privata, nulla quaestio: ma la RAI (Mamma-RAI!) è sostenuta in larga parte da noi, poveri e tapini, attraverso l’obolo periodico, l’odiato canone, imbollettato all’abbisogna, con luce al seguito.
Nel 2021, alla voce bilancio, la Tv pubblica ha incassato circa 1,82 milioni di euro grazie al canone obbligatorio, cui aggiungere circa 682 milioni derivanti dalla raccolta pubblicitaria, in aggiunta ad altri 186 milioni di ricavi altri: la somma (che fa il totale, a dirla con Totò) ci dice che le entrate sono state di 2,68 miliardi d’euro (nel 2020 erano state di 2,5 miliardi).
Il mistero dei conti in pareggio, senza utili, continua: ma dove finiscono le uscite, i quattrini di Mamma-RAI? Circa 1 miliardo di euro viene speso solo per fare funzionale il moloch; un altro miliardo e rotti se ne va per gli stipendi dei 12mila dipendenti, un esercito con tanto di gavetta da riempire all’abbisogna. Sommati ammortamenti ed accantonamenti, abbiamo circa 2,68 miliardi, con i ricavi già impegnati a coprire la gestione del barnum.
La vox populi vuole che la RAI sia a tutti gli effetti un servizio pubblico, con obblighi informativi ed un tetto alla raccolta pubblictaria: ma poi, davvero la RAI è così diversa dalle televisioni private, tipo quella del Biscione (Mediaset)? Il tanto “amato” canone copre i due terzi dei ricavi della Tv pubblica, Mediaset si finanzia solo con pubblicità: tre canali a testa, con telegiornali, show e fiction (più o meno) autoprodotte, insomma tutto il pacchetto generalista al completo. Dunque, a conti fatti, non sono poi così differenti, in termini di offerta ai telespettatori.
Come detto la RAI ha degli obblighi pubblicistici, ma ciò non basta a spiegare il perchè di una gestione contabile ed economica sistematicamente in pareggio, quando non in perdita. La Tv di Berlusconi, al contrario, nel 2021 ha registrato ricavi totali (in Italia) per circa 2 miliardi di euro, con un utile di 249 milioni; nel 2022 abbiamo un fatturato di 1,9 miliardi ed un utile di 96 milioni d’euro (sempre nel Belpaese). La vera differenza tra i due colossi la fanno i costi di strutture e personale: se per laTV pubblica superano 1 miliardo, per Mediaset sono di soli 340 milioni. Mediaset poi funziona con 4.800 dipendenti, di cui 3mila in Italia, rispetto ai 12 mila della RAI: un bel risparmio, ca va sans dire.
In RAI poi si accumulano sprechi ed anomalie, più volte è intervenuta la Corte dei Conti, ma nulla è cambiato in sostanza: solo per tenere aperte le sedi, centrali e periferiche, si spendono 70 milioni di euro. Per le sedi regionali si spendono 12 milioni; per il centro di produzione di Roma, circa 22 milioni annui; i telegiornali costano 62 milioni all’anno; i diritti tv e per gli eventi sportivi valgono quasi per 1 milardo d’euro. In conclusione, la RAI è un colabrodo, uscite in quantità, ricavi zero col cittadino che paga, senza possibilità di scelta. Ed il canone fu (assieme alla luce).