ERRATA CORRIGE: La pizza napoletana non è mai cancerogena

Amanti della pizza gioite! La Pizza Napoletana non è cancerogena! E lo dice la scienza. I risultati sono stati presentati a Firenze nel corso di un convegno.

In base ad uno studio dell’Università della Tuscia e dell’Università degli Studi di Napoli Federico II i bordi bruciacchiati della pizza non sono pericolosi per la salute.

Pizze in cottura. Foto Web Source

Alimento sicuro

Nel corso di “Pizza Napoletana tra tradizione e innovazione” convegno organizzato a Firenze dall’ Accademia dei Georgofili sono state presentate le conclusioni di uno studio condotto da Università della Tuscia ed Università degli Studi di Napoli Federico II.

In base allo studio il bordo della pizza non è cancerogeno. Non lo è perché i tempi di cottura sono brevi: in media 90 secondi. Per questo motivo l’acrilammide (che è l’ammide dell’acido acrilico potenzialmente cancerogeno) prodotto è in quantità così scarse da non risultare pericoloso per la salute.

Ovviamente tra le pizze, quella presa in esame, è la classica napoletana cotta in forno a legna.

Il Professore federiciano, che da anni studia i processi chimici legati alla produzione della pizza, Paolo Masi nel corso del convegno ha spiegato che la quantità di pizza che a seguito della cottura si brucia è inferiore al 3% sulla quantità di peso (dunque non per unità di superficie). Per questo motivo la pizza risulta essere non cancerogena.

Storia della “bufala” della pizza cancerogena

In principio fu Report. Era il 2014 e il famoso programma di Rai3, all’epoca condotto da Milena Gabbanelli, mandò in onda “Non bruciamoci la pizza” un reportage che si proponeva di mettere in guardia i consumatori sui rischi associati ad un modo errato di cuocere le pizze.

In quella occasione ci si concentrò sui forni sporchi e le farine bruciate. La farina carbonizzata e i legni incombusti possono, infatti, rilasciare sostanze cancerogene.

Ad essere onesti il programma non si focalizzò solo sulla pizza napoletana ma anche sulle pizze surgelate prodotte e distribuite nel nord Italia.

Di esse si sottolineò che gli ingredienti per la pasta erano sconosciuti (le etichette parlavano genericamente di “lievito” e “farina”), che si usasse olio di colza invece di olio EVO e che si usasse finta mozzarella.

Pizza Margherita
La tipica pizza Margherita – Photo by pixabay

“Pizza Contemporanea”

Nel novembre 2022 sempre Report, ora condotto da Sigfrido Ranucci, è tornato a Napoli per verificare se dopo il caos generato dal reportage del 2014 le cose nelle pizzerie fossero cambiate.

Ed in effetti è stato davvero così. Ed in realtà è così da ben prima del 2014. La pizza napoletana oggi è un alimento sofisticato, tanto da meritare l’appellativo gourmet, impastata con le farine migliori e condita con alimenti di alta qualità.

Questa rivoluzione è chiaramente una medaglia che ha due facce: la positiva è che ora vi è massima attenzione per la scelta degli ingredienti e per la manutenzione dei forni.

Il lato negativo è che questa non è più un alimento del popolo: una semplice Margherita, il cui costo medio negli anni passati era di tre euro e cinquanta, ormai costa non meno di sei euro.

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