La forte scossa di terremoto che ieri, 9 marzo, ha colpito l’Umbria con epicentro ad Umbertide, in provincia di Perugia registrando una magnitudo 4.4 a 5 chilometri di profondità interessando anche Marche e Toscana, sta suscitando dibattito tra i sismologi.
Il sindaco di Umbertide, Luca Carizia, sentito dall’ANSA, parla di diverse persone che avvertendo distintamente la scossa si sono riversate nelle strade cittadine. Nessun danno eccezionale, però, si sarebbe registrato se non tanta paura e richieste di interventi per verificare lo stato degli edifici. Allertati i Vigili del Fuoco, dopo i sopralluoghi necessari, hanno evidenziato solo micro lesioni da parte di alcuni edifici. Scuole chiuse ed una cinquantina di persone che hanno passato la notte fuori. Solo tanta paura, dunque, ma nessuna persona è rimasta ferita.
Terremoto in Umbria: l’Appennino spezzato
Dopo che altre scosse hanno interessato l’area, nella notte, i sismologi stanno analizzando l’accaduto. Si parla di un Appenino come spezzato. A definire il terremo umbro come uno di quelli importante è l’esperto: Thomas Braun ricercatore dell’Ingv nella sede di Arezzo. Descrive questo terremoto come uno di quelli che si avverte entro un raggio di 100 Km. Le segnalazioni, però, sono arrivate da tutto il centro Italia.
I sismologi sono al lavoro per capire di quale faglia si tratti. Da prime ipotesi potrebbe trattarsi della faglia Alto Tiberina. Faglia questa ben nota trattandosi, infatti, della stessa del terremoto di Amatrice e dell’Aquila.
L’Appennino sarebbe spezzato, prosegue l’esperto, con la parte nord orientale che si muove verso la zona balcanica, spostamenti di uno o due millimetri l’anno, mentre l’altra parte sta ferma. Questo genererebbe uno stress che viene fronteggiato ed equilibrato attraverso i terremoti.
La faglia Alto Tiberina ed il progetto TABOO
La faglia che interessa la zona, alla luce delle prime analisi potrebbe essere lei ad aver provocato il terremoto ed è una delle più studiate. Vi è addirittura un progetto dedicato allo studio della faglia Alto Tiberina. Si tratta del progetto Taboo, multidisciplinare, un sito di monitoraggio nell’Italia centrale. Gli scienziati dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia monitorano e studiano la faglia che si estende per circa 60 chilometri.
La strumentazione di TABOO è costituita da una intensa rete di sismometri, ricevitori GPS e stazioni geochimiche ed elettromagnetiche. In cinque anni (2010-2014), i sismografi hanno registrato circa 44.000 terremoti, molti di questi di magnitudo bassa o medio-bassa.
La faglia, sotto osservazione, però, è una delle più enigmatiche al mondo. Può rilasciare lo stress accumulato in maniera repentina scatenando un terremoto o mediante uno scorrimento lento e continuo di tipo asismico. Lo studio di eventi sismici storici ha evidenziato come questa faglia abbia generato tre principali eventi distruttivi, avvenuti nel 1352, 1751 e nel 1781. L’ultimo noto come “terribile terremoto di Cagli” provocò enormi danni mietendo centinaia di vittime.