La sindrome di hikikomori non è un fenomeno solo di oltreoceano, orientale. Questa fenomeno ha vittime in Italia e ci riguarda sempre più da vicino. Alessandro è un ragazzo di San Marino che da qualche tempo sta lentamente e fortunatamente guarendo da questo male oscuro. La sua storia sta facendo migliaia di visualizzazioni su YouTube.
Si tratta di una “sindrome di auto esclusione” quella che ha come termine giapponese Hikikomori. Letteralmente questo termine si traduce proprio: “stare in disparte”. Lo stare in disparte, vivere chiusi nella propria camera, essere sempre davanti a un computer, uno smartphone ed in completa e totale solitudine, rifiutando qualsiasi contatto con l’esterno. Non incontrare più i propri amici, non andare più a scuola, chiusi anni e anni in casa. Eppure Alessandro, il ragazzo di San Marino che con coraggio sta raccontando la sua storia, era un ragazzo come tanti. Nei fine settimana andava anche a ballare con gli amici e frequentava locali.
Questo fenomeno, però, ci riguarda da vicino uno studio ha, infatti, rivelato che i giovani e i ragazzi affetti da questa neo sindrome sono circa 100mila. Quasi sempre di sesso maschile (88%) che rimangono chiusi totalmente in casa dai 3 ai 10 anni (42%). Si tratta di un disturbo multifattoriale in cui tutte le componenti devono essere considerate, per comprendere il fenomeno. Ad affermarlo è Antonio Cerasa, psicologo ricercatore del CNR in una sua intervista di qualche tempo fa. In alcuni casi le conseguenze sono anche disastrose. Qualche anno fa a Torino un ragazzo provò a togliersi la vita.
Un ragazzo di soli 19 anni è stato ricoverato al CTO in gravissime condizioni dopo che si è gettato dalla finestra di casa sua perché la madre gli aveva sottratto il pc, in particolare la tastiera. Il giovane soffriva proprio della sindrome di Hikikomori e, stando anche a quello che hanno raccontato i suoi vicini di casa, ogni volta che la madre tentava di dirgli di non stare troppo e sempre davanti al pc, lui l’avrebbe picchiata.
Si pensa che il ragazzo vivesse già da anni recluso in casa, attaccato solo al suo pc, tanto che alcuni dei suoi vicini non lo conoscevano, né tantomeno sapessero della sua esistenza. Il suo totale livello di isolamento, lo aveva completamente recluso in casa.
Un isolamento patologico potrebbe essere una delle conseguenze di questa sindrome che, però, purtroppo come dice Alessandro nel racconto della sua storia, nessuno ti prognostica. Un malessere all’interno della famiglia, all’interno della scuola portano il giovane ad isolarsi. A concepire la società in maniera del tutto negativa, soffrendo le pressioni di realizzazione sociale e di rapporti interpersonali dalle quali decidono inconsciamente, forse, di fuggire.
L’Hikikomori, in fondo, vive una situazione di disagio interiore, uno stato d’ansia permanente e l’unica soluzione che individua è quella di rintanarsi in stanza da solo. Le conseguenze potrebbero sfociare in tragedia, come quella di Torino, o comunque avere conseguenze molto gravi sul futuro della persona. Alessandro, fortunatamente, sta lentamente rimettendosi in piedi e riportando la sua vita sui binari giusti. La sua testimonianza deve essere un monito a prestare attenzione a quanto ci circonda e a non sottovalutare situazioni che potrebbero peggiorare.