Taiwan avverte: possibili incursioni cinesi vicino all’isola

Arrivano da Taiwan voci di un possibile attacco cinese nei confronti dell’isola. A parlarne è lo stesso ministro della Difesa di Taiwan, Chiu Kuo-cheng. Non solo occhi puntati sulla crisi russo-ucraina da parte della diplomazia internazionale, il 2023 potrebbe essere l’anno in cui altri scenari di guerra si paventino in maniera preoccupante.

Ministro della difesa di Taiwan
Il ministro della Difesa di Taiwan, Chiu Kuo-cheng – Foto di SAM YEH/AFP via Getty Images

L’avvertimento, durante un’audizione parlamentare, viene lanciato proprio dal ministro della difesa. Chiu Kuo-cheng, rispondendo ad una domanda, ha affermato che la Cina potrebbe provare un ingresso improvviso magari sfruttando una qualche situazione pretestuosa per avvicinarsi al Paese. Verrebbero così violato lo spazio aereo e marittimo territoriale identificato da Taipei come 22,2 chilometri dalle sue coste.

L’isola di Taiwan e le rivendicazioni della Cina

Le preoccupazioni di Taiwan derivano, forse, anche dalla più o meno recente invasione russa al popolo ucraino. L’ucraina si è trovata a dover fronteggiare una nazione molto più grande di lei da un punto di vista economico e militare e con la quale, però, mantiene ancora una sorta di continuità storico culturale. Lo scenario che potrebbe ripetersi nell’Isola di Taiwan in caso di invasione cinese. La Cina, infatti, non ha mai riconosciuto l’indipendenza dell’isola e la considera ancora proprio territorio. I diritti che la Cina ostenta su Taiwan sono, infatti, liquidati come rapporti interni, come riunificazione dell’intero territorio cinese.

Del resto il nome ufficiale di Taiwan è ancora Repubblica di Cina a Taiwan. I simboli delle bandiere che sventolano su Taipei rappresentano il sole bianco su sfondo blu e rosso. Questo, ovviamente, è una chiara eredità della guerra civile cinese.

Soldato cinese
Soldato dell’esercito cinese – foto Ansa –

Era il 1949 quando il regime di Chiang Kai-shek, ormai sconfitto, giunse attraverso lo stretto di Taiwan a Tapei. In quella occasione, su un isola che contava circa 6 milioni di abitanti molti dei quali, la maggior parte, forse, avevano già origini etniche cinesi, assieme a Chiang giunsero sull’isola un milione di cittadini cinesi. Il movimento politico Kuomintang che, da allora governò sull’isola, ha sempre considerato i cittadini dei veri e proprio cittadini cinesi, veniva insegnato questo ai bambini. La Cina al di la delle acque era la loro vera madre patria.

Tensioni nello stretto tra Usa e Cina

Negli anni, però, le cose sono cambiate oggi il 65% della popolazione di Taiwan si considera taiwanese e non più cinese. Nel frattempo l’isola di Taipei ha, anche, intensificato e rafforzato i suoi rapporti con gli Stati Uniti e, naturalmente, questo non è visto di buon occhio dalla Cina. Solo poco tempo fa la visita della statunitense Nancy Pelosi nell’isola scatenò una grande risposta cinese con una mega esercitazione militare ai confini con l’isola. La Cina dopo aver avvertito gli Stati Uniti in pratica schierò tutto il suo esercito.

Le tensioni continuano vista anche la recente approvazione di una potenziale vendita di armi americane all’isola, tra cui missili caccia F-16, per 619 milioni di dollari. Pechino chiede che non si dia seguito a questa promessa ed invita gli Usa a smetterla di creare tensioni nello stretto. Il governo cinese ha, altresì, annunciato un aumento del budget destinato alle spese militari. Queste nel 2023 raggiungeranno il 7,2% del Pil, circa 230 miliardi di dollari. Pur essendo cifre di gran lunga inferiori a quelle che gli Usa destinano per i loro armamenti, potrebbero essere questi ultimi elementi ad aver scaturito le paure del ministro della difesa di una possibile invasione cinese.

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