Continuano le levate di scudi contro i sedici capannoni di Fileni da parte dei cittadini della Valmarecchia, a cui ora si aggiungono Cna e Confesercenti che bocciano il pieno il progetto di costruzione dei nuovi stabilimenti del colosso marchigiano “Fileni”.
Si parlava di un allevamento così grande da essere in grado di produrre, da solo, il 10 per cento dei polli biologici immessi in commercio in Italia. I lavori, già in corso, sono stati autorizzati dalla Regione in un angolo di Valmarecchia nella frazione di Cavallare del comune di Maiolo, un’area immersa nel verde alle pendici degli Appennini riminesi. Tuttavia, ora la questione si complica e non poco, con la popolazione e il mondo associativo in rivolta.
Dopo le prime radicali opposizioni da parte dei residenti dell’Alta Valmarecchia, nel Riminese, e in modo particolare di coloro che abitano nei borghi limitrofi al sito in cui Fileni sta costruendo i nuovi allevamenti. I 16 capannoni, secondo il piano dell’azienda, dovrebbero produrre annualmente almeno mezzo milione di animali da destinare al macello. Al comitato cittadino ora si aggiunge però anche il mondo delle associazioni, e a fare da capofila alle proteste c’è la Cna di Novefeltria, che addita la vicenda come “una soluzione senza senso”. Mentre Confartigianato ribadisce che l’attività è “in contraddizione con la vocazione turistica della valle”.
Cna afferma infatti che, a suo avvisto, il progetto rappresenta “una soluzione senza senso, un’iniziativa unilaterale portata avanti senza confronto e che peserebbe in modo drammatico sulle spalle dell’intera comunità della Valmarecchia”.
L’associazione afferma che le 16 strutture di cemento immaginate subito al di fuori del borgo di San Leo rischierebbero di impattare in modo irreversibile su una vallata che da anni tenta di fare leva su storia e cultura, oltre che sulla capacità di puntare sulla qualità della vita, verso cui però l’allevamento di pollame rischierebbe di compromettere a causa di odori e traffico. Il timore è che tutto ciò porti, al contrario, a un abbandono dei borghi da parte degli abitanti stessi. Altro che rilancio del territorio, insomma.
“Si tratta di un processo decisionale calato dall’alto”, è la critica del presidente Marco Pazzini, che parla di “un provvedimento privo di un serio confronto con cittadini e associazioni di categoria che espone il territorio al concreto rischio di pagare un conto salatissimo per una decisione priva di ogni prospettiva positiva per la Valmarecchia sia per le implicazioni dal punta di visto ambientale che turistico”.
L’augurio di Cna Novafeltria è insomma quello di un complessivo ripensamento sull’intera vicenda. Della stessa idea è anche il presidente di Confartigianato Fabrizio Vagnini, come spiega in una nota in cui rimarca che “la realizzazione di un nuovo allevamento intensivo di polli a Cavallara di Maiolo è in contraddizione con la vocazione turistica della Valmarecchia. Un territorio bello e selvaggio da valorizzare, non certo con un allevamento che porta con sé un impatto ambientale non positivo, tra gas e polveri sottili rilasciati nell’aria. Un impatto che si ripercuote negativamente anche sulla comunicazione di un territorio che si propone al turista come incontaminato”.
Vagnini ha infatti portato l’attenzione sul bisogno di dare priorità della vocazione turistica della Valmarecchia, di conseguenza sconfessando pienamente la realizzazione dell’allevamento intensivo di polli a Cavallara di Maiolo.
“L’immagine naturale della Valmarecchia è una risorsa turistica preziosa anche per Rimini, dobbiamo difendere e sostenere le imprese che hanno intrapreso la strada del turismo e delle produzioni di qualità. La Valmarecchia è per noi una gemma troppo preziosa, che dobbiamo tutelare e inserire, semmai, in un circuito turistico lento e sostenibile che esprima identità di luoghi irripetibili ed eccellenti. Luoghi che tra l’altro hanno ispirato artisti uomini di cultura e di spiritualità, come Piero della Francesca, Leonardo Da Vinci, Dante Alighieri e San Francesco tanto per citarne alcuni“, scrive Vagnini.
“Noi diciamo no alla realizzazione del nuovo allevamento di pollame auspichiamo invece uno sviluppo economico in linea con l’inclinazione della Valmarecchia: una località dedita all’accoglienza, alla ristorazione, all’agricoltura sostenibile, al tempo libero, ai percorsi in bicicletta e camminate”, è la sua conclusione.
“In un’ottica di benessere tra la natura, un allevamento intensivo qualche problema lo crea, tra l’altro non genera neanche un indotto occupazionale, considerando che darà lavoro solo a 3-4 persone. È stato sottolineato che negli anni ’70 esisteva già un allevamento nella stessa zona, ma nel frattempo gli obiettivi e sviluppo della Valmarecchia sono cambiati radicalmente e hanno intrapreso un’altra strada”.