Cambiano ancora le regole per lo smart working, con alcune novità di rilievo per una modalità di organizzazione lavorativa che, grazie anche alla spinta dovuta all’emergenza pandemica, sta prendendo piede, seppure ancora lentamente e con le dovute cautele.
Le novità in questione sono attese intorno alla fine del mese di febbraio, con l’entrata in vigore del provvedimento grazie alla pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto Milleproroghe e con gli emendamenti che sono stati approvati negli ultimi giorni in commissione Bilancio e Affari costituzionali del Senato.
Con questo ritorna, come durante l’emergenza della pandemia, il diritto a richiedere lo smart working, valido però solo per alcune categorie di lavoratori. Nello specifico, si parla di coloro che si trovano ad avere figli under 14 e per lavoratori fragili. I primi avevano perso la possibilità di accedere allo smart working lo scorso dicembre, per i secondi invece la normativa sarebbe scaduta il 31 marzo. Al momento, con la nuova disposizione, il diritto allo smart working varrà fino al 30 giugno.
Ci sono alcune specifiche novità che entreranno quindi in vigore, che andranno a cambiare la vita di lavoratori e aziende. Ad essere rimessa alla contrattazione è l’effettiva “quantità” di smart working, un termine inglese che non sta però ad indicare un lavoro svolto integralmente da remoto, ma al contrario una condizione in cui è prevista un’alternanza tra il lavoro in presenza e quello da remoto. In sostanza, lo smart working verrà concesso all’interno di quello che è il quadro dell’organizzazione aziendale contrattata.
Nel settore pubblico la disposizione riguarda tuttavia solamente i lavoratori “fragili”, escludendo cioè quelli che hanno figli sotto i 14 anni, creando una disparità che effettivamente andrà ancora approfondita e molto probabilmente discussa. Tra i lavoratori fragili ci sono coloro che sono stati individuati con il decreto della Salute del 4 febbraio 2022, in cui si parla di coloro che presentano “patologie con scarso compenso clinico e con particolare connotazione di gravità”. Per fare un esempio, rientrano in questa categoria i malati oncologici. Vi è anche la possibilità di adibizione a diversa mansione ricompresa nella medesima categoria o area di inquadramento, ma senza nessuna decurtazione della retribuzione.
In conclusione, le altre novità di maggiore rilievo, tra le 180 modifiche al decreto, saranno la riapertura dei termini per consentire alle imprese di accedere al fondo nuovo competenze, attraverso cui formare i nuovi dipendenti, e la possibilità di tenere i lavoratori con contratti di somministrazione, fino al 2025, anche oltre i 24 mesi previsti.