Il caffè è una bevanda molto diffusa. Ogni giorno sono due miliardi le tazzine consumate nel mondo. Sempre più spesso, però, si stanno conducendo studi veri e propri per capire l’impatto ambientale di questa bevanda.
In particolare gli scienziati si stanno soffermando sui diversi tipi di preparazione. Inquina di più il caffè fatto con la moka o quello prodotto in cialde? Al momento sono diverse le ipotesi in campo ed anche discordanti tra di loro. Su una cosa, però, sembrano essere tutti d’accordo: la maggior parte delle emissioni di gas serra avviene durante la coltivazione di queste piante.
Il caffè incide sulla emissione di gas serra
Un primo, significativo, impatto positivo sull’ambiente, dunque, sembrerebbe essere quello di limitare la coltivazione delle piante da cui poi si ricava la bevanda. Proprio per questo alcuni recenti studi affermano che preparare il proprio caffè con la cialda avrebbe un impatto ambientale minore.
L’utilizzo della cialda, infatti, doserebbe l’esatta quantità di prodotto e di acqua necessari a preparare la bevanda eliminando gli sprechi e questo permetterebbe di ridurre le piantagioni pur senza limitarne l’uso quotidiano.
Un team di ricercatori dell‘Università del Quebec a Chicoutimi ha, recentemente, pubblicato uno studio nel quale sotto osservazione sono finite le produzioni di gas serra associate alla preparazione di una tazzina della bevanda nera. Gli studiosi hanno esaminato la preparazione del caffè in quattro modi diversi.
Ciò che emerge sembrerebbe, proprio, essere che il caffè realizzato in cialde inquini meno. Questo perché chi si prepara il caffè da solo consuma il 20% in più ed anche il doppio dell’acqua rispetto a quella necessaria per preparare una tazza di caffè in cialde.
Preparando una tazza di caffè in cialde farebbe risparmiare 11 grammi di caffè Arabica prodotto in Brasile. Questa quantità durante la coltivazione produrrebbe circa 59g di CO2. Quanto la produzione di gas serra e di anidride carbonica stia incidendo sull’ambiente e sui mutamenti climatici è, oramai, chiaro a tutti.
Pareri discordanti, però, emergono proprio sulla composizione stessa delle capsule di caffè. Tali capsule, infatti, non bisogna dimenticare, sono fatte di materiali quali plastica, alluminio e materiale organico che dovrà essere smaltito. Ci sono studi, però, che affermano che per la realizzazione e lo smaltimento di una capsula si produrrebbero 27g di CO2 che a conti fatti sono la metà dell’anidride carbonica prodotta per coltivare il caffè che andrebbe sprecato con una moka.
Il secondo bene più scambiato al mondo potrebbe sparire
Naturalmente, almeno fino ad oggi, non c’è un quadro definitivo che sancisca con certezza quale sia il modo più sostenibile per prepararsi una tazzina di caffè. Ciò che, però, emerge è che il tutto nasce sempre dal consumismo più sfrenato.
Il caffè è il secondo bene più scambiato al mondo, la sua richiesta aumenta di anno in anno e per questo ci si trova dinanzi ad una deforestazione incontrollata. A peggiorare la situazione è stato il cambiamento nel modo di coltivare il caffè. In origine le piantine venivano coltivate all’ombra degli alberi, protette dai raggi del sole e con una fauna che le proteggeva da eventuali parassiti. Oggi, purtroppo, si preferisce una coltivazione a pieno solo perché evidentemente più produttiva ma con danni ambientali e sociali che finiscono per esserne la triste conseguenza.
Su una cosa, forse, tutti gli studi ed i ricercatori sono concordi e non è una bella notizia. Il caffè potrebbe diventare una delle prime e principali vittime della crisi climatica. La quantità di superfice terrestre, infatti, adatta alla coltivazione e, quindi, produzione di caffè diminuisce giorno dopo giorno. La colpa è di quei mutamenti climatici ai quali tutti stiamo assistendo da anni. Verso i quali non sembrano adottarsi misure tempestive e coraggiose come sempre più spesso adolescenti e giovani come Greta Thunberg ci ricordano.