Un terremoto dalla potenza spaventosa che ha, persino, alzato il suolo in Anatolia di quasi 3 metri. Tutto questo, oltre che in Turchia, potrebbe accadere anche altrove?
È questa la domanda che in molti si stanno ponendo. Soprattutto: può accadere anche in Italia? La parola all’esperto.
Il nostro Paese è, da sempre, una zona a rischio idrogeologico. Alcune zone più di altre. Ma corriamo lo stesso rischio della Turchia?
Terremoto: rischi per l’Italia?
Il sisma che, lo scorso 6 febbraio, ha seminato morte e distruzione in Turchia e Siria, con una potenza dell’ottavo grado della scala Richter, e addirittura (come è stato stimato) 30 volte superiore a quello dell’Irpinia del 1980.
Oltre 24mila le vittima ma anche tante persone che sono state tratte in salvo, ancora vive, dalle macerie. Tutto questo ci fa pensare, riflettere e porre una domanda: ma tutto questo può accadere anche in Italia^? Sappiamo bene che il nostro Paese è a rischio idrogeologico e, anche, soggetto spesso a terremoti di potenza elevata o meno.
Il nostro paese, in alcune zone, è anche vulcanico e, questo, ci mette ulteriormente preoccupazione. In Sicilia si ricorda ancora il più potente evento sismico mai registrato in Italia, pari a 7.3 gradi della Scala Richter. A rispondere è stato uno dei principali esperti, il presidente dell’INGV Doglioni.
Dal punto del possibile danneggiamento, possono esserci eventi simili anche nel nostro paese, e ne abbiamo già avuto una testimonianza con il terremoto di Messina e quello dell’Irpinia. Dal punto di vista sismico , in termini anche di magnitudo, l’Italia non ha la stessa pericolosità della Turchia.
“Non ci aspettiamo che ci possano essere eventi di magnitudo 7.8 […] Il nostro Paese ha in larga parte una pericolosità sismica significativa e quindi non è un problema da sottovalutare” – spiega Doglioni in un’intervista.
In Italia, terremoti meno violenti
Anche se nel nostro Paese non si registreranno eventi sismici di potenza così elevati, i danni comunque ci sarebbero, e sarebbero drammatici anche con terremoti più lievi: “Il rischio è il combinato della pericolosità sismica, della vulnerabilità degli edifici e dell’esposizione, ovvero di quanti abitanti abitano e di quanti edifici ci sono in una determinata area” – spiega.
Possiamo dire che il nostro è un Paese in continuo movimento, e non soltanto nelle zone in prossimità dei vulcani. L’ultimo, ma solo in ordine di tempo, è stato il sisma registrato qualche giorno fa a Siena. Ma quali sono le zone più a rischio nel nostro Paese?
“Abbiamo però anche noi le nostre placche, quella adriatica che scende sotto l’Appennino e quella che si accavalla sulla placca europea” – spiega il presidente dell’INGV. Ma le loro velocità sono molto più lente di quelle che si sono scontrate in Turchia. Di conseguenza, un accumulo di energia meno forte, scosse minori.
Ma questo non significa che dobbiamo sottovalutare il problema. Il nostro è un Paese fragile e deve entrarci in testa la cultura della prevenzione, soprattutto quella di carattere ambientale.