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Sisma in Turchia e Siria, bilancio da incubo tra polemiche e miracoli

Cresce il drammatico bilancio del terremoto in Turchia e Siria, con numeri da capogiro che ne registrano l’ecatombe. Si parla, ad ora, di oltre 23mila vittime e quasi 76mila persone evacuate dalle regioni del sud della Turchia, mentre i soccorritori estraggono sopravvissuti dalle macerie anche dopo 4 giorni.

Nel mentre, cresce la polemica contro il presidente turco Erdogan e un sistema edilizio che potrebbe essere una parte in causa del dramma che i due Paesi stanno vivendo da giorni.

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Al momento in cui stiamo scrivendo, il bilancio dei morti del terremoto che ha devastato la Siria e la Turchia ha raggiunto oltre le 23mila vittime, di cui poco meno di 20mila in Turchia e 3500 in Siria, come riferiscono i funzionari locali e le fonti mediche. Altro dato impressionante è quello che riguarda le oltre 75mila persone che sono state evacuate dalle regioni del sud della Turchia, o gli oltre 40mila feriti.

Le ricerche e i miracoli nel mezzo del terribile dramma

Mentre molti Paesi stanno cercando di aiutare la Turchia e la Siria a riprendersi, tra cui gli Stati Uniti con un primo pacchetto di aiuti da 85 milioni di dollari e con la concessione di una temporanea revoca di alcune sanzioni a Damasco, cominciano ad emergere dai media i primi segnali prodigiosi e di speranza. Come la vicenda della bambina di 10 anni trovata viva sotto le macerie a 90 ore dalla prima scossa avuta nella provincia di Haray.

Ma non è di certo l’unico caso. Una bambina di un anno e mezzo è stata tratta in salvo insieme a tutta la sua famiglia, formata da mamma, papà, fratello e zio nel sud della Turchia, in provincia di Antalya, dove si continua come in molti altri luoghi a scavare ininterrottamente. A Gaziantep un ragazzo di 17 anni è stato estratto vivo a quattro giorni dal sisma, dopo essere rimasto intrappolato nel seminterrato dell’edificio crollato. Anche le squadre Usar dei Vigili del Fuoco italiani sono in azione nell’area, e dopo nove ore di intervento sono riuscite a salvare un 23enne bloccato tra le macerie di una palazzina crollata ad Antiochia.

La situazione resta comunque terribilmente “drammatica” con le tantissime richieste di aiuto: “siamo costretti a scegliere chi salvare sulla base di dati oggettivi”, come racconta all’Ansa l’infermiere toscano Samuele Pacchi, recatosi in Turchia per portare soccorsi. “Sono scene disperate: le persone si inginocchiano, piangono e ci implorano di intervenire. Diventa davvero difficile dire di no, ma purtroppo siamo costretti a dover fare una scelta e dobbiamo per forza concentrarci di più sui dati oggettivi, come le voci da sotto le macerie oppure se uno dei nostri cani dei vigili del fuoco sente una scia”, ha raccontato l’uomo.

Il mea culpa di Erdogan e le critiche al governo sulla questione edilizia

Intanto, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha ammesso pubblicamente alcune sue colpe in merito alla macchina dei soccorsi e alla pioggia di critiche riguardanti la lentezza degli stessi nel raggiungere alcune tra le aree colpite. “Inizialmente ci sono stati problemi negli aeroporti e sulle strade, ma oggi le cose stanno diventando più facili e domani sarà ancora più facile”, ha affermato il presidente turco.

Il dato più impressionante riguarda infine le oltre 300mila persone costrette ad abbandonare in Siria le loro case per via del sisma, come riferiscono i media statali siriani, riferendosi peraltro solamente alle aree del Paese sotto il controllo del governo, escludendo quindi l’area nord-ovest, che è poi quella geograficamente più vicina all’epicentro del sisma. In Turchia, invece, si parla di un numero di edifici fortemente danneggiati che supera i 7mila, al momento.

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In questo scenario, si profilano perdite economiche significative, per oltre 4 miliardi di dollari, mentre si apre la questione della “mala-edilizia” turca con un incremento costante di polemiche relative a condoni, scarsa supervisione nei cantieri ed edifici costruiti senza gli standard di sicurezza necessari. Si stima che un edificio su dieci nel Paese sia stato costruito senza criteri antisismici, ed è dallo scorso novembre che gli ingegneri civili avevano cominciato a lanciare avvertimenti riguardanti lo stato delle infrastrutture del Paese, che si indicavano come incapaci di gestire un ipotetico evento di tale portata, poi purtroppo verificatosi.

Oltre a questo, monta la rabbia per le promesse del governo turco che risalgono al 1999, quando l’Autorità per la gestione dei disastri e delle emergenze aveva parlato di nuovi standard di costruzione e di un piano per rafforzare gli edifici esistenti. Promesse, però, purtroppo rimaste sulla carta, con le dichiarazioni lapidarie dell’Unione turca degli ingegneri e degli architetti nel 2022, a seguito di un sisma ben più lieve, secondo i quali il Paese “ha fallito in termini di ciò che deve essere fatto prima del terremoto”.

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Francesco